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Facchetti: «Niente feste Ma noi siamo puliti E lo scudetto ci spetta»

Il presidente dell’Inter non ha dubbi: sarebbe sbagliato non assegnare il titolo 2006. Ci sono squadre oneste che non hanno falsato il torneo

Gian Piero Scevola

da Milano

L’Inter «pride» ha vinto, l’orgoglio Inter da questo terremoto di calciopoli è uscito alla grande, pulito e unanimamente riconosciuto al di sopra di tutti i mali del nostro calcio. E può allora compiacersi il presidente Giacinto Facchetti, il grande difensore dell’Inter di Helenio Herrera che, a buon diritto e con tutto l’orgoglio possibile immaginabile, può vantarsi di guidare (se la sentenza fosse confermata) l’unico club mai precipitato in serie B, l’unica società che ininterrottamente dalla sua nascita, 98 anni fa, nel 1908, non ha mai subito «l’onta». Delle durissime sentenze emesse dalla Caf ne confronti di Juve, Milan, lazio e Fiorentina i dirigenti nerazzurri preferiscono non parlare. Questione di stile. E poi manca ancora il responso dell’Appello.
Sarà contento presidente del fatto che l’Inter non sia stata sfiorata dall’inchiesta...
«Non solo contento, ma anche orgoglioso. Sì, orgoglioso per la storia della mia Inter e orgoglioso per i nostri tifosi che fanno tanti sacrifici e ora vengono ripagati con una dimostrazione di serietà e di pulizia da parte della società che amano».
Cosa ha provato nel vedere l’Inter fuori da questo calcio malato e soprattutto ora, nel constatare come i nerazzurri potrebbero essere l’unico club di A mai retrocesso?
«Essere al di fuori da un certo calcio malato è una cosa che dovrebbe rappresentare una normalità per tutti quelli che fanno sport, società e giocatori. Lo stile dell’Inter, da sempre, poi da quando giocavo e dopo quando sono diventato dirigente, è sempre stato improntato alla correttezza, alla serietà e all’onestà. Abbiamo vinto e abbiamo perso, ma sempre, secondo noi, in modo lecito e regolare. Se ora emergono certe storture, non fanno altro che consolidare la nostra fedina assolutamente immacolata».
Caro Facchetti, a questo punto lo scudetto del 2006 non assegnato, dovrebbe toccare di diritto all’Inter.
«Negli ultimi anni abbiamo patito troppe sofferenze, adesso ci stiamo gustando la rivincita, ma non ci fermeremo qui. È sbagliato non assegnare il titolo 2006, perché significherebbe che il campionato è falsato in tutte le sue componenti. Invece non è così, perché di squadre pulite ce ne sono, eccome. A cominciare dall’Inter che rivendica la legittimità del «suo» scudetto del 2006».
Quella dell’Inter è una posizione risaputa. Lo scudetto lo chiede Massimo Moratti, lo esige Roberto Mancini perché i nerazzurri non hanno barato...
«E lo chiedo anch’io, per una forma di giustizia e di onestà. Ma senza festeggiamenti però, perché ora vogliamo e dobbiamo vincere sul campo. Insomma, rispetto al passato dobbiamo fare di più».
Allora, scudetto o Champions, cosa preferisce?
«Non ci sono priorità, sono i due obiettivi massimi e li inseguiremo entrambi, anche perché i presupposti per vincere ci sono».
L’Inter che sta nascendo, le piace?
«Si, anche se qualcosa sul mercato faremo ancora, soprattutto ora che le sentenze sono state date. Stiamo cercando due elementi di grande spessore, un centrocampista e un attaccante, ma seguiamo tutte le piste, anche se la struttura della squadra già c’è».
Materazzi è rimasto, è arrivato Grosso, potrebbe arrivare Toni. Insomma, l’Inter si italianizza come lei chiedeva da un bel pezzo?
«Si, mi fa piacere, anche perché l’Italia ora è campione del mondo e i giocatori italiani si sono rivalutati agli occhi di tutti. Nello spogliatoio gli italiani possono farsi sentire».


Grande Giacinto, allora questo è finalmente l’anno buono?
«Non diciamolo, stiamo zitti e tocchiamo ferro».

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