Facchinetti: "Non sono riuscito a essere il più grande"

Lo sfogo dopo l'ultima puntata del suo programma: "I giurati erano pagati, ma quasi tutti remvano contro. Ero solo contro tutti"

Facchinetti: "Non sono riuscito a essere il più grande"

Milano - Lui dice subito, sorridendo: «Ne sono uscito vivo». E poi aggiunge: «E mi prendo ogni responsabilità». Dopo l’ultima puntata di Il più grande italiano di tutti i tempi su Raidue, Francesco Facchinetti fa il bilancio di uno show andato meno bene del previsto. Ha vinto Leonardo Da Vinci ma alla fine lo share non si è piazzato benissimo. «Come mi ha insegnato Giorgio Gori, la tv non è una scienza esatta. Però vive di analisi».

E qual è la sua analisi, caro Facchinetti?
«Il programma c’è, e va bene. Ma abbiamo sbagliato la struttura, lo scheletro. E il mio entusiasmo mi ha tradito».

In che senso?
«All’inizio lo schema del talk show culturale era troppo occupato da elementi di varietà. Noi toglievamo importanza ai grandi della storia per fare varietà: due elementi che cozzavano. In corsa siamo riusciti a cambiare».

Il bilancio dell’ultima puntata?
«Molto meglio della prima».

Il bilancio finale del programma?
«Alla fine l’avrei intitolato Uno contro tutti».

Perché?
«Io contro quasi tutti gli opinionisti, insomma i giudici. Cercavo di dare peso specifico al programma. Loro invece remavano contro. Se si è pagati per stare dentro un programma, non gli si deve andare contro. In più ho sentito cose di retorica imbarazzante sulla formula del programma. Era logico sin dall’inizio che si mischiasse il sacro con il profano».

Fuori i nomi.
«Ma no, lasciamo perdere. Certo che questa difficoltà sommata a tutte le critiche, qualcuna davvero fuori luogo, ha contribuito a fare di Il più grande un programma nato e vissuto in difficoltà».

Lo rifarà?
«Io sono a disposizione di Raidue, cui va tutta la mia stima. Ma mi sembra difficile che si rifaccia. Per lo meno, è troppo presto per pensarci».

Lei che cosa ha imparato?
«Che sono un uomo di squadra. Se mi affidano una nave da guidare, lo faccio con tutto il mio impegno lavorando dieci ore al giorno. Ma le prossime volte vorrò conoscere bene tutto il mio equipaggio».

Ieri «Jekyll - l’altra faccia della tv» su Italia Uno ha rilevato che una giurata si è dichiarata contenta della vittoria di Leonardo mentre era ancora attivo il televoto. Insomma, sarebbe tutta una bufala.
«Questa è la famosa dietrologia all’italiana che tanto piace al nostro giornalismo».

Bufala o no?
«Ma come avremmo fatto a preparare una cosa del genere? Semplicemente è successo che la giurata inglese ha fatto confusione perché aveva sentito nominare Leonardo tante volte prima dagli altri giurati. Sono cose che succedono e io non ho avuto nessun imbarazzo, altro che. Per non dire altro».

Che cosa?
«Che interesse avremmo avuto noi a far vincere Leonardo piuttosto che Giuseppe Verdi? Questo tipo di critica è sul modello «Banale di Suez», come dice sempre mio padre: inutile. Mi dispiace solo che rischia di confondere il telespettatore in buona fede che non ha visto il mio programma».

Facchinetti, lei va a nozze con le critiche.
«Diciamo che ho un percorso molto simile a quello di Simona Ventura: sono preda dei critici. In certi casi le critiche sono salutari e fanno bene. Ma spesso sono retoriche e non servono a nessuno».

Che cosa farà adesso?
«Continuo a fare radio su Rtl 102.5 e mi preparo per X Factor».

E Morgan?
«La sua ormai famosa intervista mi ha fatto capire che ha bisogno, grande bisogno, di un aiuto. E mi è sembrato assurdo ascoltare opinionisti e giornalisti interessati solo alla sua presenza a Sanremo o nei palinsesti Rai. Ma chissenefrega: l’unico obiettivo dovrebbe essere che Morgan stia meglio al più presto».

Radio e «X Factor». Nessun altro obiettivo?
«Impossibile non averne».

Allora forza.
«Quando hai l’onore di far parte di un programma grande come X Factor, per di più in prima serata, ti viene voglia di fare qualcosa d’altro. Magari un programma di seconda serata che parli di problemi sociali».

Ad esempio?
«Alla tv spagnola ho visto Ventun giorni. La conduttrice ha la mia età e racconta i problemi della gente dopo averli toccati con mano.

Ha fatto una puntata sull’anoressia dopo essere rimasta quasi a digiuno per ventun giorni. Poi per ventun giorni ha dormito per strada come un barbone e via così. D’altronde uno dei modi migliori per essere credibili in tv è vivere sulla propria pelle ciò che si racconta».

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