Roma«Caro Silvio, il complotto non fa parte del mio dna e non è un metodo politico che mi appartiene. Io non tramo contro di te e non ti voterò mai la sfiducia ma la mia convinzione non cambia: serve un segnale di discontinuità». Claudio Scajola nelle prime ore del pomeriggio varca la soglia di Palazzo Grazioli per il colloquio più atteso, un faccia a faccia di oltre tre ore a Palazzo Grazioli al quale oltre al presidente del Consiglio, prendono parte anche lo stesso segretario del Pdl e Gianni Letta.
Era stato Silvio Berlusconi a fare la prima mossa e a convocarlo per scongelare una situazione diventata pericolosa. Una dimostrazione di attenzione molto gradita dal parlamentare di Imperia che, alla fine del lungo colloquio, si dichiara soddisfatto di quella che definisce «unottima chiacchierata sincera e tra amici». Una formula diplomatica che nasconde un confronto molto franco ma comunque sviluppatosi su toni tuttaltro che aspri. Di certo i nodi sul tavolo non sono stati sciolti. Scajola ha ribadito la sua lealtà verso il premier. Ha puntualizzato di non volere posti di governo o incarichi di partito. E ha ribadito la necessità di lavorare per un nuovo centrodestra e per un segnale di discontinuità da far percepire allesterno, non escludendo lipotesi di un passo indietro del premier. Scajola riferisce ai suoi di aver trovato Berlusconi «colpito» dalla franchezza delle sue richieste - quelle economiche troveranno a breve stesura in un documento di cui ieri sera ha discusso con Giuseppe Pisanu - e che il premier gli avrebbe detto «stai usando gli stessi argomenti che usa con me mio figlio Luigi». Il presidente del Consiglio, però, sarebbe rimasto soddisfatto dai toni morbidi usati dal suo interlocutore e si sarebbe convinto che la «svolta» auspicata non si tramuterà in «sfiducia». «Non ce lo vedo Scajola che mi pugnala a tradimento» avrebbe detto alla fine dellincontro.
Dopo il colloquio lex ministro è arrivato alla Camera in ritardo e non ha partecipato al voto sul rendiconto economico dove il governo è stato battuto. Al termine delle votazioni Scajola ha riunito i suoi nellemiciclo di Montecitorio e successivamente si è incontrato con Gianni Alemanno e Roberto Formigoni, a Roma per partecipare a Porta a porta ribadendo con loro la necessità di fare asse comune sul decreto sviluppo. Secondo quanto trapela lex ministro e il presidente del Consiglio potrebbero rivedersi già nella giornata di oggi. Allo stato il documento degli scajoliani non è ancora pronto ma tutti giurano che «Claudio prima o poi lo tirerà fuori perché ogni nostro passo sarà fatto alla luce del sole».
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