«Faccio l’assessore ma sono un artista prestato alla politica»

A ssessore Finazzer, lo ha letto l’articolo di «Repubblica»?
«No, quale?»
Quello che la definisce un presenzialista dei palcoscenici, in un’estate della Cultura che la vede personaggio o interprete delle discipline più disparate, dal teatro alla letteratura, dalla poesia alle neuroscienze...
«La verità è che si vuole inquadrare la figura dell'uomo pubblico sulla base delle leggi mediatiche, che poi non è altro che il cotè decadente di un'economia che sta fallendo».
Sì, però c’è chi pensa che tra fare i programmi della cultura e andare in scena in città possa esserci un conflitto di interessi
«Oppure un consenso tra gli interessi. L'unico conflitto che conosco è tra l'ignoranza e l'arroganza. Un esempio: se un critico o un mercante d'arte come Sgarbi o Daverio fanno i politici rimanendo collezionisti, ciò è giusto o sbagliato? Se un ingegnere o un medico fossero assessori all'Urbanistica o alla Salute che cosa dovremmo dire? E quanti giornalisti scrivono libri per editori diversi? Impedirgli di continuare a rappresentare il loro sapere?»
Ma lei preferisce fare il politico o l’artista? O l’intellettuale? O l’attore?
«Personalmente mi definirei un uomo di teatro prestato alla politica. Tra andare in scena per la cultura o stare sulla scena per la politica, non avrei dubbi: scelgo il teatro, luogo laico in cui protagonista è la filosofia della vita».
Bene, però adesso fa ancora il politico e dunque veniamo alla città. Per quest’estate mi pare che siano previste, come si suol dire, vacche magre...
«Personalmente non ho fatto tagli ma devo confrontarmi con quelli che arrivano da Roma e che qui da noi sono doppiamente frustranti perché demoralizzano la meritocrazia. Ciò però non mi ha impedito di andare avanti».
In che modo?
«Cominciamo dal Festival musicale Mito. Per quest’edizione ho ideato e messo a punto ulteriori novità, come il concerto in Duomo previsto per il 17 settembre e i concerti jazz a Linate, che metteranno anche in luce il ruolo strategico del nostro aeroporto nell’economia dei flussi urbani. Poi ci sono i programmi sull’arte e la letteratura per i quali, anche per far fronte ai tagli, sono riuscito a recuperare sponsor privati, come la Bnl».
Ce ne vuol parlare?
«Quest’estate, a Palazzo Reale, tutti i giovedì sera la mostra di Monet farà da sfondo a letture di poesie - da Baudelaire a Proust - performance musicali e di danza. Alla Casa del Manzoni, invece, metterò in scena 19 serate dedicate ai Promessi Sposi con attrici e scrittori. A fine agosto, poi, per il congresso dell’Ifla, arriveranno in città 5.000 bibliotecari da tutto il mondo e avremo grandi eventi legati al libro: mostre alla Sormani, all’Ambrosiana e a Palazzo Reale eccetera».
Qualcosa di più contemporaneo?
«Dal 6 al 13 luglio “adotteremo” una strada della città che diventerà il palcoscenico urbano per performance, mostre d’arte, concerti e teatro di strada. Sarà un modo per far partecipare tutti i cittadini alla cultura».
Quale sarà la via?
«Non posso dirlo, è una sorpresa. Ma potrebbe anche essere in periferia, un tema che mi sta particolarmente a cuore».
Qualcosa di internazionale?
«Fino al 2011 mi sono impegnato a sviluppare l’arte contemporanea e intendo tenere fede all’impegno. Il progetto coinvolgerà gli spazi già esistenti, come Palazzo Reale che oggi ospita la bellissima mostra dell’artista americano Bob Wilson, ma anche luoghi nuovi che intendo valorizzare».
Ad esempio?
«Palazzo Dugnani diventerà uno spazio interamente dedicato alle videoinstallazioni e all’arte digitale, che deve diventare una specificità di Milano. Lo ribattezzerò “Pac-due” e ospiterà mostre pubbliche a partire da subito».
Bene. E il Pac-uno?
«Mi impegnerò a fondo come ho già fatto in questi mesi. Sono appena rientrato da Basilea dove sono riuscito a stringere accordi per una grande retrospettiva dell’artista tedesco Gerhard Richter, inedita a Milano. Bel colpo no?».
Direi di sì. E gli artisti del nostro territorio intende valorizzarli? Cinque sono alla Biennale di Venezia...
«Sono pronto a coinvolgerli.

Anzi, ho già in progetto di chiedere a 10 artisti contemporanei che cos’è Milano. Ognuno di loro realizzerà un’opera per un Consiglio di zona. Del resto le mie parole d’ordine sono: performatività, sinestesia e contemporaneità».

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