Persino Roger Federer un giorno si arrese: «Quando giochi contro Karlovic devi sperare che non sia in giornata. Se invece il suo servizio funziona puoi solo sperare di arrivare al tie-break e poi pregare». Ivo Karlovic è insomma questo, un servizio vivente, palle a più di 200 allora che fanno quasi il cento per cento del suo gioco, perché a 208 centimetri di altezza non puoi sperare di essere un ballerino, neppure in un campo da tennis. Ed è successo anche venerdì, 78 ace in un solo match (probabilmente resterà a lungo record galattico), che però non gli sono servizi per vincere, perché in coppa Davis - si gioca la semifinale Croazia-Repubblica Ceca - il tie-break nel set finale non cè e perché Karlovic sotto il servizio ha (quasi) niente. Così finisce che un record tira laltro: ad esempio è lui il giocatore dellera Open che ha disputato più incontri finiti al quinto set. Ma qui il primato è che li ha persi tutti.
Ivo, però, ha comunque fatto fortuna con un colpo, anche se quando divenne famoso non riuscì ad esprimere appieno la sua felicità, perché era balbuziente. Nel 2003 sarebbe stato in pratica un croato qualunque, se non fosse appunto per quel particolare - laltezza, e dunque il servizio - che lo avrebbe fatto scoprire al mondo e in mondovisione. In quel momento infatti aveva appena battuto il campione uscente di Wimbledon Lleyton Hewitt e il campo centrale, era solo la partita desordio del torneo, non era già più lo stesso così pieno di buche lasciate dalle palline a più di 200 allora. Di lui allora si seppe che cercava fortuna per i campi minori del tennis mondiale con le fidate valigie sempre al seguito, quelle che gli servivano per allungare il letto sempre troppo corto negli hotel a ridosso delle stelle che frequentava. E si seppe appunto che faceva fatica a parlare: era timido, riservato, e in conferenza stampa le battute non gli riuscivano mai. Si esprimeva meglio a pallate.
Sei anni dopo Ivo è unaltra persona: più sciolto nella lingua e nei rapporti, ha perfino scalato le classifiche mondiali approdando al numero 14 del ranking. Praticamente sa fare bene una cosa sola, quella, per il resto si arrangia, così come è sempre stato fin da piccolo. Tanto per dire: suo papà faceva il meteorologo e sua mamma lavorava in agricoltura, niente soldi, insomma, per giocare a tennis. In più la guerra degli Anni 90 lo portò per qualche anno a giocare mediamente a basket perché una racchetta non poteva permettersela.
Eppure adesso eccolo: a 30 anni, tra i primi tennisti del mondo (ora è numero 31) e con quella particolarità che fa pensare che comunque non sia solo una questione di ace. E anche se contro Stepanek, venerdì in coppa Davis, ha sciupato tutto con un a facile volée finita larga sul 14-14 del quinto set, nessuno toglierà mai a Karlovic il suo successo, visto che finora in carriera ha vinto oltre 3 milioni di dollari solo di premi.
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