Facoltativo vaccinarsi Divide i pediatri il federalismo veneto

Enza Cusmai

da Milano

Vaccinazione sì vaccinazione no? Il Veneto ha deciso di non decidere. O meglio archivia, con legge regionale, l’obbligatorietà fissata con legge dello Stato sulle profilassi e lascia decidere ai genitori del bambino cosa è meglio fare per la sua salute.
Ostacoli giuridici non ce ne sono grazie alla devolution. Il problema vero è semmai di opportunità. È pericoloso che una sola regione si svincoli dall’obbligo delle vaccinazioni obbligatorie? E il rischio di contagio tra i bimbi anche di altre regioni limitrofe potrebbe aumentare? In realtà, la legge regionale pone dei paletti importanti. Il pericolo di «esportare un virus» sembra contenuto. Sarà istituita infatti una commissione di verifica esterna alla Regione per controllare il mantenimento delle attuali coperture vaccinali. In caso contrario, si potrebbe immediatamente ripristinare la obbligatorietà. Un’evenienza remota secondo i vertici regionali. L’assessore alla sanità in Veneto, Flavio Tosi, tranquillizza: «Qui c'è una popolazione che sa scegliere e dei pediatri di libera scelta che sanno informare bene». In effetti il Veneto vanta una percentuale di profilassi superiore al 95% per le vaccinazioni obbligatorie e del 90% per quelle facoltative. Segno che esiste una cultura vaccinale ben radicata: i genitori tutelano i propri figli a prescindere dall’aspetto sanzionatorio. Che peraltro ormai è un problema più burocratico che reale. Un bambino che non viene vaccinato, infatti, può andare a scuola e molti comuni scelgono di non elevare multe nei confronti dei genitori che imboccano questa strada. Al massimo, fanno firmare loro un modulo di “dissenso informato”».
Ma il timore che senza l’obbligatorietà si allenti l’attenzione verso le vaccinazioni esiste ancora. Anche perché quelle facoltative non hanno attecchito come dovrebbero in tutta la penisola. Prendiamo il morbillo. È una profilassi non obbligatoria ma fortemente consigliata. Attualmente tutte le regioni vantano una percentuale di circa l’85% di adesioni, tranne a Bolzano e in Calabria dove il tasso di adesione è inferiore. Ebbene, nel 2002 si è verificata una grave epidemia di morbillo che ha causato più di 5000 ricoveri e 100 encefaliti. Da qui le perplessità dei pediatri. Giuseppe Saggese, presidente della Società italiana di pediatria, spiega: «La risposta non soddisfacente che sta avendo la campagna per l'eradicazione del morbillo e della rosolia congenita, che avrebbe dovuto portare entro il 2005 a una copertura vaccinale del 90% in ogni regione italiana, dimostra che in Italia non c'è ancora un'adesione spontanea alle vaccinazioni tale da garantire il raggiungimento della soglia di copertura necessaria».


A cantare un’amara vittora è Giorgio Tremante, due figli morti in seguito a vaccinazione, un terzo, oggi trentenne, rimasto gravemente disabile, si è sempre battuto per la libertà di scelta come presidente dell'associazione «Lesi da vaccinazioni». «È una mia vittoria, datemene atto: sono 35 anni che mi batto per questo argomento, oltre ad occuparmi dei danni che purtroppo le vaccinazioni hanno prodotto».

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