La faida tra pm va in Cassazione Ora Bruti Liberati rischia il posto

La VII commissione passa al pg lo scontro tra il procuratore di Milano e il suo vice Robledo per l’azione disciplinare. Così traballa la riconferma del magistrato alla guida dell’ufficio

La faida tra pm va in Cassazione Ora Bruti Liberati rischia il posto

Critiche alla gestione del­la Procura di Milano, se­gnalazione di eventuali illeciti disciplinari, ricadute sul­le carriere di Edmondo Bruti Li­berati e di Alfredo Robledo. Sa­rà il plenum del Csm a decidere probabilmente il 18 giugno sul­lo scontro tra i pm meneghini, ma intanto le due commissioni interessate chiamano in cam­po i titolari dell’azione discipli­nare perché valutino se sotto­porre a processo il procuratore o il suo aggiunto, o anche tutt’e due.

Ha già deciso la Settima com­missione, competente sull’or­ganizzazione degli uffici, men­tre la Prima, che si occupa di in­compatibilità e trasferimenti d’ufficio, non ha finito i lavori e voterà lunedì la sua proposta.

È difficile da gestire, a Palaz­zo de’ Marescialli, lo scontro na­to dall’esposto inviato al Csm dal procuratore aggiunto Ro­bledo, che accusa il capo della Procura Bruti Liberati di irrego­larità nell’assegnazione dei fa­scicoli, denunciando una non corretta gestione dell’ufficio. E sembra sicuro che nelle propo­ste che arriveranno congiunta­mente al plenum non ci saran­no né prospettive di trasferi­menti d’ufficio per incompati­bilità, né prese di posizione chiaramente a favore o contro uno due pm che si sono sfidati a colpi di accuse e allarmanti rive­lazioni su come vengono porta­te avanti alcune delle inchieste più delicate del Paese.

Il disagio e le difficoltà sono evidenti dalla spaccatura crea­tasi in Settima commissione, dove è stata approvata dopo una difficile discussione, con 3 voti favorevoli, 2 astensioni e 1 contrario, la proposta di tra­smettere gli atti al Procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani e al ministro della Giustizia Andrea Orlan­do, titolari dell’azione discipli­nare.

Nella relazione della presi­dente Pina Casella (togata di Unicost) vengono formulati «ri­lievi organizzativi» che in parte sono quelli segnalati da Roble­do e in parte sono diversi. «Co­me quello­spiega la relatrice al Giornale­sul progetto organiz­zativo della Procura che risale al 2006 ed è firmato da Manlio Minale. Bruti Liberati non l’ha mai attualizzato e forse, alla pro­va dei fatti, sarebbe stato me­glio.

Ad esempio, per precisare le competenze e le regole per il «trascinamento» dei fascicoli da un pool all’altro. Io comun­que sono soddisfatta: ci sono stati diversi emendamenti e 3 voti a favore, il numero perfet­to ». I sì sono stati della Casella e dei 2 laici di centrodestra, Mari­ni e Zanon, le astensioni di Bor­raccetti( Area) e Liguori (Uni­cost) e il no del togato di Magi­stratura indipendente, Anto­nello Racanelli. «Porterà in ple­num - dice la Casella - una sua proposta perché ritiene che debbano essere rafforzati gli aspetti negativi della gestione Bruti». Gli stessi atti andranno alla Quinta commissione, com­petent­e sulla conferma dei ma­gistrati in incarichi direttivi e se­midirettivi, e qui potrebbero es­se­rci conseguenze per i due liti­ganti, perché Bruti a luglio fini­sce il suo incarico di 4 anni e po­trebbe non essere riconferma­to, mentre per l’aggiunto solo tra un anno saranno valutati ruolo e destinazione.

Anche la Prima commissione vede possi­bili illeciti disciplinari ed è orientata a trasmettere gli atti a Pg della Cassazione e Guardasi­gilli. Il relatore Mariano Sciac­ca (togato di Unicost) nella sua bozza segnala rilievi e non da poco.

Questioni che potrebbe­ro mettere nei guai Bruti Libera­ti: dall’inchiesta Ruby a quella sul San Raffaele, dal caso Sallu­sti all’inchiesta Expo, fino al fa­scicolo Sea- Gamberale dimen­tic­ato in cassaforte dal procura­tore.

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