Falegnami ed elettricisti cercansi. Ma uno su quattro non risponde

Cercate un falegname, un imbianchino o un parrucchiere? Non abbiate fretta perché trovare qualcuno che risponderà al vostro annuncio in tempi brevi potrebbe rivelarsi molto, molto complicato

Roma Cercate un falegname, un imbianchino o un parrucchiere? Non abbiate fretta perché trovare qualcuno che risponderà al vostro annuncio in tempi brevi potrebbe rivelarsi molto, molto complicato.
Un posto di lavoro su quattro nel settore dell’artigianato italiano rischia, infatti, di restare vacante. Per quanto le aziende continuino a cercare le figure professionali necessarie, quasi sempre operai specializzati, non riescono a trovare chi possa o voglia occuparli. È questa la vera sorpresa che emerge dai dati elaborati da Unioncamere e dal ministero del Lavoro attraverso il sistema informativo Excelsior e presentati sabato a un convegno di Confartigianato.
È il paradosso più incredibile dell’ultimo periodo di crisi, rivela Unioncamere, giacché non solo l’occupazione è diminuita in modo meno drammatico di quanto il calo di fatturato e produzione lasciassero intravedere, ma c’è addirittura difficoltà a reperire dipendenti. In particolare, si legge nella ricerca, su 93.410 assunzioni programmate nel 2009 dalle imprese artigiane ben 23.500 sono state di difficile reperimento. Il 25,1% delle figure ricercate non ha risposto all’appello delle aziende. Di queste poco più della metà (13.200 unità) sono operai specializzati.
La carenza maggiore in termini assoluti è quella di elettricisti. Su un fabbisogno di 3.430 addetti, circa 1.200 (il 35%) non si rendono disponibili sul mercato del lavoro. Seguono le difficoltà per i falegnami (61% su 670) e mobilieri (49,5% su 640). E poi parrucchieri, aiuti, parrucchieri ed estetisti: il 51% dei 4.350 posti disponibili è destinato a rimanere vuoto.
Da non trascurare anche la figura del carpentiere edile: il 37% delle 1.800 richieste non ha avuto risposta. E anche per i meccanici di autoveicoli sono rimasti in ballo 500 posti sul migliaio disponibile. Cifre molto simili anche per fornai e pasticcieri: ne mancano 580 su 1.600 posti resisi disponibili.
Difficile da digerire anche la mancanza di idraulici e termoidraulici (530 su 1.930) poiché si tratta di mestieri che hanno fama di essere particolarmente redditizi, superata la fase dell’apprendistato. «È un paradosso difficile da accettare - ha dichiarato il segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi - il fatto che, nonostante la crisi, possano rimanere insoddisfatte richieste di lavoro nelle imprese artigiane».
La flessione occupazionale registrata dall’artigianato nel 2009 è stata tutt’altro che drammatica: le imprese hanno programmato poco più di 114mila entrate e circa 158mila uscite, per un saldo negativo di circa 44mila unità pari a una variazione negativa del 3 per cento.
Come spiegare, quindi, questo fenomeno dal quale potrebbe trapelare una scarsa propensione degli italiani a svolgere questo tipo di lavori? Le cause sono molteplici. In primo luogo, sottolinea Unioncamere, la gran parte delle aziende (62%, percentuale in crescita rispetto agli anni precedenti) tende ad assumere personale che abbia già esperienze lavorative nel settore di riferimento. Circostanza che non esclude il ricorso a personale che abbia svolto tirocini e stage di varia natura.
In secondo luogo, e anche questo fattore non va trascurato, è possibile che molti operai specializzati abbiano preferito mettersi in proprio piuttosto che lavorare alle dipendenze di un’impresa. Tra gennaio e dicembre dell’anno scorso sui registri delle Camere di commercio sono state iscritte 109mila nuove aziende a fronte della cancellazione di 125mila società. Il saldo negativo di 16mila unità si può definire quasi fisiologico considerate le condizioni molto negative del ciclo economico.
La palla, come al solito, torna al campo della scuola. «Bisogna colmare lo spazio ancora troppo esteso tra sistema dell’istruzione e della formazione e fabbisogni di capitale umano espressi dalle imprese», un gap molto elevato «sia in termini quantitativi che, soprattutto, qualitativi». Gli artigiani, infatti, chiedono sempre più di frequente figure di livello elevato (impiegati con elevata specializzazione e tecnici). Queste ultime hanno rappresentato il 12% delle entrate programmate per il 2009.

Gli operai specializzati invece sono ricercati tra i giovani che frequentano le scuole professionali o i corsi di diploma ad indirizzo tecnico-industriale. Situazione che conferma un interesse molto forte per le abilità effettive dei candidati piuttosto che per le loro competenze teoriche, acquisite durante l’iter scolastico.

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