La Fallaci lascia la sua biblioteca al Vaticano

Il patrimonio comprende volumi antichi e manoscritti. Un segno di stima per Ratzinger

da Roma

Oriana Fallaci prima di morire aveva deciso di lasciare il suo grande patrimonio librario, finora conservato a New York e a Firenze, in eredità alla Pontificia università lateranense: tra i volumi molti pezzi antichi e rari, e anche numerosi manoscritti. Lo ha annunciato ieri il rettore, monsignor Rino Fischella, nel suo saluto di benvenuto a Benedetto XVI. Fischella ha ricordato cha la giornalista e scrittrice nutriva per Ratzinger un’autentica «venerazione». Nell’aula magna dell’ateneo, ad ascoltare le parole del Pontefice, c’erano anche i parenti della Fallaci. E al termine della cerimonia di apertura dell’anno accademico, il nipote prediletto della giornalista, Edoardo Perazzi, ha potuto salutare personalmente il Papa.
Il 27 agosto 2005, quattro mesi dopo l’elezione, Benedetto XVI aveva ricevuto privatamente a Castelgandolfo Oriana Fallaci, già gravemente malata di cancro, che aveva chiesto di incontrarlo. Il tramite per l’udienza era stato lo stesso vescovo Fisichella, amico della giornalista, che le è stato vicino nelle ultime fasi della malattia. «È stata lei a sollecitare il colloquio, lo desiderava moltissimo - aveva detto il vescovo –. Avvertiva un’affinità di vedute che voleva mettere alla prova. Aveva letto e sottolineato molti libri del teologo Ratzinger». La Fallaci, scorgendo nell’elezione di Benedetto XVI un cambiamento di rotta della Chiesa nei rapporti con l’Islam, aveva espresso più volte la sua ammirazione per le parole del Papa. Alla vigilia del referendum sulla fecondazione assistita aveva scritto: «Ha ragione Ratzinger quando scrive che il Progresso... incomincia a essere una minaccia per il genere umano». Mentre in un’intervista concessa al Wall Street Journal aveva detto: «Mi sento meno sola quando leggo i libri di Ratzinger. Io sono atea, e se un’atea e un Papa pensano la stessa cosa ci deve essere qualcosa di vero. È semplicissimo! Qui ci deve essere qualche verità umana che va al di là della religione».
L’intuizione di Ratzinger che più aveva colpito la Fallaci era quella sull’Occidente che nutre una «specie di odio verso se stesso». Ma la giornalista non aveva mancato di mostrare la sua perplessità per le parole dette da Benedetto XVI dopo gli attentati di Londra: «Quando tre giorni dopo la nuova strage Papa Ratzinger ha rilanciato il tema del dialogo – ha scritto la Fallaci – sono rimasta di sasso. Santità, le parla una persona che la ammira molto. Che le vuole bene, che le dà ragione su un mucchio di cose...

Però il seguente interrogativo devo porlo lo stesso: crede davvero che i musulmani accettino un dialogo coi cristiani, anzi con le altre religioni o con gli atei come me? Crede davvero che possano cambiare, ravvedersi, smettere di seminar bombe?». L’ammirazione aveva però sempre prevalso sulle perplessità.

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