Politica

«Falliti? Però abbiamo silurato la Sinistra»

Sul suo sito internet, alla voce «perché», c’è ancora la risposta allo stupito mondo imprenditoriale del «suo» Nord Est sulla scelta di candidarsi col Pd. La prima: «Un progetto che rompe con gli schemi del passato e cambia gli scenari». La seconda: «Per un uomo d’impresa come me, quello con Walter Veltroni è stato l’incontro con un altro spirito innovatore».
Massimo Calearo, ora non le resta che tornare a fare il «trita-tuteblu».
«Veramente non ho mai smesso: fra Parlamento e impresa lavoro H24».
I veltroniani si stanno organizzando in corrente, l’hanno chiamata?
«No, sono contrario alle correnti: portano il raffreddore e se va male la polmonite».
Eppure anche lei è orfano di Veltroni.
«Stavo con Veltroni perché fu lui, da segretario, a chiamarmi, prospettandomi un patto fra produttori».
E adesso?
«E adesso abbiamo eletto Franceschini».
«Vicedisastro», lo chiama Matteo Renzi.
«Ha rinnovato l’impegno sull’impresa, è pragmatico e ha idee chiare».
Lei ha già fatto il salto della quaglia.
«Io sto col partito».
E il partito adesso è Franceschini.
«La pancia mi diceva: congresso subito. Poi ha prevalso la testa. Con le europee e le amministrative alle porte, eleggere lui è stata una scelta di buon senso».
Lei disse: mi candido per entrare nella stanza dei bottoni. Si aspettava di ritrovarsi in mano ago e filo?
«Sa dove siedo alla Camera? Al posto numero 4, che fu di Rifondazione. L’ho chiesto io, perché li ho mandati a casa».
E che c’entra?
«Credevo nel progetto del Pd e ci credo ancora».
Ora però una parte del Pd pensa a dialogare con la Sinistra.
«Anacronistici. Il comunismo è finito e dove resiste è dittatura».
Meglio un’alleanza con l’Udc.
«Certo. Io sogno un partito moderno e riformista, senza ali estreme».
Pier Ferdinando Casini leader del Pd, o di una forza di centro con gli ex Margherita, è fantapolitica o è il futuro?
«È fantapolitica. Abbiamo tanto di quel lavoro da fare nel presente che è inutile pensare al futuro. Testa bassa e pedalare».
Franceschini però è già tornato al caro vecchio antiberlusconismo.
«Franceschini non è anti nulla, anzi, ha detto che l’opposizione si fa con le proposte, finalmente».
Di Pietro la pensa diversamente.
«Io sono un signor nessuno, ma l’alleanza con Di Pietro non l’avrei fatta».
Era il ma-anchismo di Veltroni: per il dialogo «ma anche» no.
«Veltroni ha avuto il coraggio di fare il Pd, e questo non ha prezzo. E poi chi non fa non sbaglia».
Veltroni ha detto: non fate a Franceschini ciò che avete fatto a me.
«Dobbiamo imparare a scannarci negli spogliatoi e a scendere uniti in campo».
Invece, da Rutelli a Cacciari passando per la base è mugugno pubblico.
«Il malcontento della base è solo mediatico».
Questi giornalisti che si inventano la crisi del Pd.
«L’altra sera ero a Vicenza, a una riunione dei nostri Circoli. Su 86 partecipanti, ma forse erano 93, ora mi passi l’imprecisione...».
Facciamo 90.
«Uno solo era insoddisfatto sulla scelta di Franceschini leader».
Franceschini finirà come il suo maestro Zaccagnini, che doveva essere un segretario di transizione e durò 4 anni?
«Gli auguro buon lavoro».


E le primarie?
«Ma cosa vuole che me ne freghi delle primarie! C’è una crisi economica bestiale e secondo lei la gente si domanda se uno ha la cravatta rossa, il toupet o i calzini gialli?».

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