Roma - «Estremo senso di responsabilità»: è questo, in sintesi, che il presidente della Repubblica ha chiesto ai leader dell’opposizione, consultati tutti ieri in un giro di telefonate durante la giornata più drammatica della crisi. In cosa poi si debba tradurre questa «responsabilità» non è del tutto chiaro, perché i giochi delle parti in corso tra i vari leader sono molti.
Di certo c’è che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, dopo il colloquio con Napolitano, ha messo nero su bianco di aver dato al capo dello Stato «la disponibilità, anche a nome di Di Pietro, a dare una mano in un quadro di transizione con una discontinuità, con figure autorevoli che siano in grado di raccogliere larghissima maggioranza parlamentare». In parole povere, Bersani si è impegnato con Napolitano ad appoggiare un nuovo governo, chiamato a varare le misure anti-crisi richieste dall’Europa, nel caso in cui l’esecutivo Berlusconi fosse costretto a gettare la spugna. Accantonando (almeno per ora) il suo sogno di correre prima possibile verso l’investitura a candidato premier e verso elezioni anticipate. Elezioni che, gli ha fatto notare il presidente, lascerebbero il Paese bloccato per mesi in una situazione drammatica. E se anche l’alleanza Pd-Idv-Sel le vincesse, che Italia si troverebbe poi da governare? «Rischieremmo di arrivare a Palazzo Chigi per portare i libri in tribunale», sintetizza un dirigente Pd dell’ala pro-governo Monti, soddisfatto che il segretario sia stato messo alle strette sul Colle.
E sulle misure anti-crisi che succederà in Parlamento? Di certo, confermano anche dall’Udc, il Quirinale ha chiesto a tutte le opposizioni un atteggiamento «responsabile». Il che si può tradurre in molti modi, dall’evitare barricate e valanghe di emendamenti, all’agevolare i tempi più rapidi possibile, fino all’astensione o addirittura al voto favorevole. «Se vogliamo lavorare per un’evoluzione positiva dell’impasse politico italiano, anche nella prospettiva di un governo tecnico di alto profilo e di una seria unità nazionale, noi e il Terzo Polo dobbiamo avere una linea chiaramente pro Europa, senza alcun tentennamento», ragiona il senatore Pd Stefano Ceccanti. Votando quindi, assieme alla maggioranza, le riforme indicate dall’Ue, con la speranza di far suonare il «tana liberi tutti» dentro il centrodestra. A meno che, naturalmente, il governo non decida di mettere la fiducia sui provvedimenti.
Ma per il Pd, il cui responsabile economico Fassina attacca apertamente la politica economica imposta dall’Ue, sarebbe assai difficile votare quelle misure.
Intanto il Terzo Polo incalza: ieri Casini, Rutelli e Fini hanno firmato una dichiarazione congiunta per chiedere al governo di presentarsi in Parlamento prima del G20 di giovedì. «Davanti ai drammatici avvenimenti di queste ore - affermano i tre, anche loro in contatto ieri con il Quirinale - non servono polemiche né impegni generici. Chiediamo che il presidente del Consiglio venga in Parlamento per illustrare le decisioni concrete che assumerà nelle prossime ore. Non è il momento di indugiare oltre in rassicurazioni di rito». E mentre il segretario Udc Cesa torna a chiedere un immediato passo indietro al Cavaliere «per salvare il paese», Casini assesta un ceffone sia al Pdl che al Pd: «In una giornata come questa, a sinistra c’è chi si preoccupa delle primarie e a destra chi annuncia trionfante un milione di tessere. È sbalorditivo e drammatico allo stesso tempo, molti di noi sembrano sulla luna».
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