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Falsi rimborsi di viaggio Il raggiro da 400mila euro dei volontari globe-trotter

Volontari al servizio dei disabili. Ma anche specialisti della truffa: a Siena, fra il 2004 e il 2008, ottantatré «angeli» hanno trovato il modo di raggirare lo Stato facendo leva sui buoni sentimenti. Presentavano alla Onlus che li aveva ingaggiati note spese gonfiate all’inverosimile. E la Onlus, stranamente, non ha mai contestato quei pezzi di carta taroccati. Talvolta così grossolani da poter essere smascherati «ad occhio nudo». Un silenzio inspiegabile che gli investigatori spiegano in un modo solo: la società aveva trovato il modo di comprimere i costi, fingendo di essere una Onlus tenuta in piedi dal lavoro encomiabile e gratuito dei volontari. In realtà i rimborsi spese dilatati erano uno stipendio in nero coperto nella forma con quell’escamotage e in questo modo la società poteva vendere alla pubblica amministrazione i suoi servizi per disabili, anziani e minori a prezzi stracciati.
Il trucco utilizzato era sempre lo stesso: si fingevano viaggi, trasferte e chilometraggi inesistenti. I volontari erano globe-trotter dell’assistenza e sulla carta tenevano ritmi sfiancanti. Andavano e venivano come forsennati. Per esempio sull’asse Siena-Torino-Siena, nell’arco di poche ore, addirittura nella stessa giornata e nello stesso pomeriggio. Per carità, i volontari assistevano davvero gli sfortunati utenti della società: una cooperativa sociale con sede a Siena. Ma poi inventavano di sana pianta spostamenti fasulli che non c’erano mai stati.
Mille chilometri, ovviamente ben rimborsati, in un giorno solo. Siena-Torino-Siena tre volte la settimana e, ancora, sfiorando il ridicolo, richieste di rimborsi per date che non hanno cittadinanza nel nostro calendario: il 31 aprile e il 31 giugno.
Le indagini del Nucleo tributario di Siena hanno fatto scoprire un vero e proprio saccheggio andato avanti, incredibilmente, dal 2004 al 2008. Ventotto le persone coinvolte nel 2004, ventitré nel 2005, ancora ventotto nel 2006, quattro nel biennio 2007-2008. I volontari coniugavano le ragioni della solidarietà con l’attenzione al portafoglio. Il metodo dei rimborsi funzionava così bene che a colpi di chilometri fantasma, i furbi «di buona volontà» riuscivano a incassare anche duemila euro al mese. In pratica, guadagnavano un secondo stipendio da sommare a quello che già percepivano altrove.
Ad aggravare la situazione, la qualifica di alcuni di questi «apostoli» della solidarietà, tutti di età compresa fra i 30 e i 60 anni: dodici di loro erano infermieri professionali, dipendenti della Asl di Siena. Ricevevano già una retribuzione standard, poi da virtuosi dedicavano una parte del loro tempo libero ai più bisognosi e così incrementavano i bilanci familiari.
Le indagini delle Fiamme gialle sono ancora in corso, ma gli investigatori ritengono che la Onlus sapesse e favorisse il traffico dei rimborsi-truffa. Così la società garantiva prezzi bassi sul mercato degli appalti pubblici e sbaragliava la concorrenza offrendo servizi di prim’ordine a basso costo.
Insomma, l’ipotesi è che si trattasse di lavoro nero. Senza contratti, senza tutele giuridiche, senza gli adempimenti fiscali previsti dalla legge. L’assunzione scattava sulla base di un semplice colloquio, dopo una verifica dei titoli richiesti.
In pratica, la Onlus drogava il mercato senese dell’assistenza e i volontari portavano a casa una ricca busta paga, oltre all’ammirazione dell’opinione pubblica.
I calcoli, ancora in corso, sono da brivido: sono oltre settemila le giornate lavorative non dichiarate, 400mila gli euro non versati all’Erario.
Ma soprattutto fa impressione il meccanismo escogitato: la società si era travestita da Onlus ma in realtà aveva, eccome, scopo di lucro. L’opposto di quanto previsto dallo statuto. Di fatto, faceva dumping: concorrenza sleale per cinque lunghi anni.


Si tratta ora di capire quanto fosse estesa la rete delle complicità e delle connivenze nell’amministrazione pubblica.

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