Famiglie affannate ma più attente

Una ricerca condotta dalle sociologhe Judith Treas e Giulia Dotti Sani sfata una serie di luoghi comuni e fuga sensi di colpa di tante madri e padri moderni

Famiglie affannate ma più attente

Una ricerca condotta dalle sociologhe Judith Treas e Giulia Dotti Sani sfata una serie di luoghi comuni e fuga sensi di colpa di tante madri e padri moderni. L'indagine ha coinvolto i genitori di età compresa tra i 18 e i 65 anni, con almeno un figlio sotto i 13 anni, residenti in Italia, Canada, Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna.

Sorpresa: nel 1965 le madri dedicavano alla cura dei figli un'ora in meno rispetto alle mamme moderne, 54' minuti al giorno nel 1945 contro i 104' odierni. Addirittura il tempo che oggi i papà spendono con i figli è quasi quadruplicato passando dal quarto d'ora di mezzo secolo fa a un'ora. Più il livello di istruzione aumenta e più cresce il tempo speso coi figli addirittura 123' contro i 94' delle mamme meno istruite. C'è un'eccezione in tutto questo: il tempo della genitorialità è calato in Francia. I papà più presenti sono quelli inglesi, si difendono egregiamente anche gli Italiani con 80' al giorno.

Nel secolo scorso, e soprattutto nei Paesi dell'Europa mediterranea, spesso le mamme non avevano un impiego e dunque trascorrevano gran parte della giornata in casa. Possibile che la mamma casalinga trascorra meno tempo coi figli rispetto a chi ha un impiego? La ricerca prende in considerazione non le ore vissute dal genitore tra le pareti domestiche ma quelle effettive dedicate ad attività con i figli, dal gioco alla cura.

Alleggeriti i sensi di colpa anzitutto delle mamme italiane - notoriamente chiocce - sorge però un interrogativo. Come si spiega la crescente fragilità (anche in tempi pre-pandemia) e tanto malessere emotivo dei più giovani? Le maggiori attenzioni dovrebbero diminuire anziché esaltare le difficoltà dello stare al mondo, così come dovrebbero affinare le buone maniere, ma non sempre è così. Anzi. La questione chiave non è la quantità di tempo, ma la qualità, cosa che vale anzitutto per i pargoli tra i 3 e gli 11 anni.

Addirittura vi sono casi - spiega una ricerca del Journal of Marriage and Family - in cui una maggiore presenza dei genitori fa solo danni. Meglio poco tempo ma libero da ansie e stress, fattori che causano un effetto contagio. Le cose cambiano con l'adolescenza quando la presenza dei genitori riduce le devianze.

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