Le famiglie dei tassisti in Comune «Senza licenze non si campa più»

Nulla di fatto dopo l’incontro con l’assessore Calamante: «Rivolgetevi ai servizi sociali del vostro municipio per chiedere un sussidio»

«Come fare per arrivare a fine mese?». Questa la domanda che ieri le mogli e i figli di alcuni dei 96 tassisti a cui nei giorni scorsi è stata revocata la licenza avrebbero voluto fare al sindaco. Si sono riunite in Campidoglio con tanto di cartelli e molta rabbia, «perché ci trattano come delinquenti e non abbiamo fatto nulla di così sbagliato da giustificare un trattamento del genere», dicono da più parti. All’incontro ha partecipato l’assessore alla Mobilità Mauro Calamante, ma sia chiaro, puntualizza subito, «io rappresento il sindaco in questo momento».
L’assessore ascolta le richieste dei consiglieri comunali che sono stati vicino ai tassisti, da Fabio Sabbatani Schiuma e Marco Visconti di An, ad Antonello Aurigemma di Fi. Ma sono le famiglie quelle più preoccupate. La storia che le donne presenti raccontano è più o meno la stessa. «Siamo stati svegliati all’alba - dice una signora che, come tutte le altre, preferisce rimanere nell’anonimato - Io e i miei figli tirati giù dal letto alle 4 di mattina da uomini in divisa che hanno anche spaventato i piccoli. Senza nessun preavviso, un vero e proprio blitz». E la domanda che rivolgono all’assessore è per tutti la stessa: «Come facciamo ad arrivare a fine mese, ora che non abbiamo più un taxi su cui fare affidamento?». Molti di loro hanno un mutuo da pagare, due o più figli e lo stipendio del marito era l’unico su cui potevano contare, visto che la moglie non lavora. Calamante spiega loro che «la magistratura deve fare il suo corso». E che l’unica cosa che può consigliare alle famiglie dei tassisti è di «rivolgersi ai servizi sociali presenti in ogni municipio, per avere un sussidio». Anche se, ammette, la legge 58/93, che disciplina la materia, va rivista, dato che «è vecchia e noi vogliamo che ci sia una casistica più specifica dei reati, che se commessi potrebbero impedire il rilascio della licenza».
Proprio per questo ieri si è incontrato con l’assessore regionale ai Trasporti, Fabio Ciani per iniziare l’iter di revisione. Ma alla famiglie non basta. Una mamma chiede perché i funzionari del VII dipartimento sotto indagine, è questa l’accusa, per non aver controllato come avrebbero dovuto quei certificati di concessione delle licenze, non hanno visto scritto nero su bianco i loro nomi sui giornali, mentre i tassisti sì, tutti schedati dai diversi quotidiani. «È la riprova che ci trattano come delinquenti», rincara la donna. Calamante non sa che dire, si appella ancora alla giustizia. «Ci sono indagini in corso - specifica - Noi come amministrazione non possiamo fare nulla per quanto riguarda la sospensione delle licenze. E poi - aggiunge - la responsabilità penale è personale».
Visconti solleva qualche obiezione: «Non ci prendiamo in giro - dichiara - Se c’è la volontà politica la situazione in cui si trovano queste famiglie può essere risolta in maniera relativamente veloce». L’assessore tergiversa: «Posso solo dire alla magistratura di essere la più rapida possibile».

E alla donna che si alza e chiede in pratica, concretamente, cosa deve fare domani mattina, visto che suo marito non lavora da una settimana e lei è in mobilità da due anni, Calamante ripete quello già detto più volte: «Deve andare ai servizi sociali del suo municipio». L’incontro è concluso. Con un nulla di fatto per tutte le famiglie dei 96 tassisti coinvolti nell’inchiesta.

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