«Fanno guerra a chi li ha salvati

Roma«È sconcertante».
Non la manda giù?
«Da tanti anni mi occupo di politica e di scioperi generali ne ho visti parecchi. Ma non ho mai assistito a nulla del genere».
Perché?
«Perché si protesta sempre contro un’azienda viva, non contro una società che era morta».
Ministro Matteoli, l’annuncio di Anpac, Up, Anpav, Sdl e Avia suona davvero come una «dichiarazione di guerra»?
«Assolutamente sì».
Come risponderà il governo?
«Questo lo vedremo, anche perché al momento stiamo commentando un comunicato stampa. Aspettiamo che si arrivi ad un atto formale e che venga informato il Garante».
E poi?
«E poi prenderemo tutte le decisioni necessarie».
Pensa anche a un’eventuale precettazione?
«È presto, stiamo a vedere. Ma garantisco che mi assumerò tutte le responsabilità che mi spettano. E d’intesa con il ministro dell’Interno, nel caso si avvii uno sciopero selvaggio e si prefiguri un’interruzione di pubblico servizio, adotteremo i provvedimenti necessari per non danneggiare i viaggiatori».
Linea dura?
«La questione è semplice: non ci facciamo intimidire. E il governo non può consentire che si metta un veto a imprenditori che vogliono salvare un’azienda come Alitalia. Sarebbe un precedente pericoloso per tutti i governi, a prescindere dal colore».
Ne ha discusso con il premier?
«Ancora no, ma so bene d’interpretare anche il suo pensiero. Ne ho parlato invece con Gianni Letta, sconcertato come me e Maurizio Sacconi. Non ci si crede, man mano che mi leggevano le agenzie di stampa trasecolavo».
Non se l’aspettava?
«Non avrei mai pensato si potesse arrivare a tanto. E poi mi chiedo alcune cose».
Cioè?
«Dichiarano guerra, ma chi è il nemico? Annunciano quindici giorni di sciopero, ma contro chi lo fanno? Contro Cai, che non vi ha ancora messo piede? O contro il governo, che si è impegnato in maniera continua, senza pause, come ha riconosciuto pure la Cgil?».
Se fosse Cai?
«Direi che bisogna prendere atto di un dato fondamentale. E cioè, ora c’è finalmente una proprietà concreta, non più astratta. Con un piano industriale valido per rilanciare la compagnia, grazie al quale si salveranno più di 12.500 posti di lavoro».
E se fosse il governo?
«Ricorderei che io, Sacconi e Letta, siamo stati per settimane fuori dalla porta fino all’alba, sempre pronti a intervenire nel corso delle trattative tra imprenditori e sindacati. Ma non solo...».
C’è dell’altro?
«Sì, perché siamo andati anche oltre e abbiamo forse azzardato un po’».
In che senso?
«Il nostro impegno si è spinto al punto da garantire l’80% della retribuzione, per sette anni, a chi rimaneva fuori dalle assunzioni. E l’azzardo sta proprio lì, visto che anche altre aziende erano in crisi. Insomma, abbiamo fatto più del massimo».
Ma pare non sia bastato.
«Già, è incredibile. E adesso vogliono pure rinegoziare il part-time, dimenticandosi che per trovare l’accordo è stata necessaria una negoziazione di un mese. E che alla fine, la trattativa ha portato Cai all’assunzione di 139 piloti in più».
Sì, ma gli autonomi contestano pure il «Lodo Letta».
«E che c’entrano loro? Riguarda solo chi l’ha siglato».


Dicono anche che l’operazione genererà un costo superiore per i contribuenti.
«Certo, la cassa integrazione costa. Ma fra un po’ ci verrà rinfacciata pure questo. E sarebbe il colmo, visto che parliamo di sindacalisti».

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