da Roma
Linfluenza aviaria è «un problema globale che richiede una risposta globale». Per questo è necessario un «impegno politico ai massimi livelli. Solo in questo modo lazione di contrasto a vari livelli sarà efficace». Non usa mezzi termini, per chiamare alle responsabilità i politici di tutto il mondo, Samuel Jutzi, direttore della divisione di produzione animale e salute della Fao, nel corso di una conferenza stampa organizzata a Roma per fare il punto sullinfluenza aviaria. Per questa ragione diventa di cruciale importanza lazione dellAgenzia delle Nazioni Unite in quelle aree del pianeta che meno di altre sono attrezzate per tenere sotto controllo la situazione. In particolare, preoccupano «i focolai di H5N1 in Nigeria, Irak e in Azerbaijan, dove è più facile che gli animali selvatici entrino in contatto con quelli di allevamento. E da dove gli uccelli migratori si muoveranno per il viaggio a ritroso verso lEuropa tra qualche settimana, con larrivo della primavera», spiega Juan Lubroth, esperto di malattie infettive per la divisione di produzione e salute animale della Fao. «Al momento - aggiunge Lubroth - è impossibile quantificare questo rischio per lEuropa. Per questo, parte dei fondi che abbiamo destinato servono per capire, nei Paesi caldi, se gli animali malati appartengano a specie stanziali o meno. Speriamo di avere le prime risposte tra qualche settimana».
Intanto però la Fao non manca di battere cassa e di «tirare le orecchie» ai donatori dellAgenzia delle Nazioni Unite che finora hanno devoluto solo 26 milioni di dollari dei 130 richiesti per affrontare lemergenza influenza aviaria in tutto il mondo nel prossimo triennio. «Mancano i fondi - ha aggiunto Samuel Jutzi -.
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