« Per far ripartire il Paese non basta un buon governo»

nostro inviato al Cairo

A due giorni dalla fine della campagna elettorale, Luca di Montezemolo si guarda bene da sbilanciarsi. Dal Cairo, dove guida la missione di Confindustria e Abi, non nomina né Veltroni né Berlusconi. Ma manda un messaggio forte che è, nello stesso tempo, il suo commiato da Confindustria e un allarme. «Il tempo dell’ordinaria amministrazione è finito – dice – dobbiamo trovare il coraggio per avviare la ricostruzione del Paese». Un’opera che richiederà «la collaborazione di tutte le forze, di maggioranza e opposizione».
E non è un appello a una grande coalizione. Il punto è un altro: qualunque sia il prossimo premier, non basterà più un «buon governo». Ci vorrà «un’amministrazione straordinaria», una ricostruzione nazionale «partendo dalla riforma dello Stato». La prova? Montezemolo la fornisce con un dato: quello dell’export: «Nel 2004 il Paese cresceva zero, un po’ come ora. Ma da allora è stata fatta molta strada: eravamo al quarto posto in Europa per esportazioni in Paesi extra Ue. Oggi siamo secondi dietro alla Germania. Siamo cresciuti più di Spagna, Francia, della media Ue e in molti Paesi più della Germania. Eppure i dati che vengono da Fmi e Ocse ci dicono ancora che il Paese è fermo e che ha la più bassa produttività dell’Ue». Un paradosso per cui c’è una spiegazione: «Le imprese hanno accettato la competizione e si sono ristrutturate. Il resto del sistema-Paese no». Ma oggi le imprese non bastano più, perché il grosso del Pil viene dalla domanda interna, al palo per l’inefficienza di burocrazia, scuola, giustizia, sicurezza. Lo sappia il prossimo governo, o il declino diverrà certezza: «Il tempo dello stellone italiano è finito». E lo capisca anche il sindacato: «Bisogna legare salario a produttività.

E il contratto nazionale non basta più. Resti una cornice – aggiunge – dentro cui consentire la contrattazione aziendale». Viceversa, bisognerà pensare all’«ipotesi estrema di chiudere un accordo con chi ci sta». Leggi: senza la Cgil.

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