Dal faraone un regalo «di cuore» al Legino

Il Faraone torna a calcare l'erba del campetto Ruffinengo di Legino. Per qualche ora, Stephan El Shaarawy, giovane stella del Milan di origine egiziana, tra i più promettenti talenti del calcio italiano di oggi e di domani, è ritornato nella sua Savona, per fare visita alla squadra che gli diede i natali calcistici, l'Asd Legino, punto d'origine della sua prodigiosa carriera sportiva.
Non solo una visita di cortesia, quella del campioncino rossonero, ma anche e soprattutto una spontanea e lodevole iniziativa di solidarietà che lo ha visto protagonista, attraverso la donazione di un defibrillatore nuovo di zecca alla società, oggi militante in seconda categoria. Un gesto di grande generosità che, a pochi giorni di distanza dalla tragica morte di Piermario Morosini sul campo di gioco, serve a mantenere alta l'attenzione su un argomento di disarmante attualità, tanto a livello professionistico, quanto sul piano amatoriale, dilettantistico e giovanile. Non solo parole, quindi, ma un atto concreto sul territorio.
Ad accogliere Stephan, un bagno di folla: quasi tremila persone tra bambini, ammiratori e semplici curiosi, ma anche suoi amici di sempre, ex compagni di scuola ed ex compagni di squadra desiderosi di riabbracciare il campioncino savonese classe 1992.
«Ritornare a Legino è sempre una grande emozione per me», ha dichiarato al folto pubblico il giocatore milanista ed ex genoano, «e ho ritenuto giusto dare il mio aiuto alla società che mi ha lanciato, della quale porto i colori nel cuore». «Ritengo sia opportuno - ha proseguito - che ogni squadra, in ogni categoria, debba dotarsi di un defibrillatore, e per questo ho accettato la proposta fattami dal Legino, donando alla società questa strumentazione fondamentale, con la speranza e l'augurio che non si debba mai utilizzare».


In un calcio caratterizzato dagli eccessi, dagli scandali del calcio scommesse e, anche in Liguria, da ultras che condizionano l'andamento degli incontri, una notizia in controtendenza, perché buona.
Una lezione di solidarietà, da parte di un giovane fenomeno modesto, che non si è montato la testa, che ha ancora un forte legame affettivo con la città di origine, e con i colori verde e blu del Legino.

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