Igor Principe
Diciassettemila metri quadrati di superficie. Quattro anni di lavori. Ventisette milioni di euro il conto finale, anticipati dal Comune e poi rimborsati dalla Fondazione Cariplo. Se i numeri sono un valido indice delle dimensioni di un progetto, quelli che indicano l'ulteriore tappa del rinnovamento del Castello Sforzesco lasciano prefigurare un intervento in grande stile. Prenderà il via alla fine del 2006, e a condurlo sarà lo studio dell'architetto Michele De Lucchi, vincitore nel 2003 del concorso bandito per la riprogettazione degli allestimenti museografici e architettonici.
Tempi lunghi, dettati dai passaggi tecnici e amministrativi che ritmano le procedure quando si tratta di eseguire grandi opere. La prossima settimana il Comune formalizzerà il contratto con lo studio De Lucchi; da quel momento decorrerà il termine di sei mesi per la progettazione definitiva ed esecutiva. Nello specifico, saranno riallestiti i musei del primo piano del Cortile Ducale e della Rocchetta, di ampliare il secondo e terzo piano di quest'ultima corte, di pensare nuovi spazi destinati al pubblico. Un lavoro imponente, che De Lucchi intende condurre senza alterare alcun aspetto di uno dei luoghi simbolo di Milano. «Sono profondamente convinto che il Castello sia bellissimo così com'è - dice -, e in questa idea ci sono le linee guida dei miei progetti. Che puntano a valorizzare le componenti meno esaltate».
Milano iscrive il suo nome nel registro delle città che hanno rintracciato negli interventi museali nuova linfa per la propria vitalità culturale e sociale. Il nome di Bilbao, con il Guggenheim, è un riflesso pavloviano che detta il pensiero a riguardo. De Lucchi tiene però alle dovute precisazioni. «La concezione moderna del museo, e Bilbao ne è chiaro esempio, si basa sulla creazione di un circuito privilegiato - spiega l'architetto -. Entri, segui il tuo percorso, esci. I progettisti si pongono, giustamente, l'obiettivo di creare un segno, una forma che lo renda indimenticabile. Il Castello questa forma ce l'ha già, e quindi non si presta a quel tipo di percorso».
Qual è, dunque, il suo segno distintivo? «Le corti. È lì l'unicità dell'edificio. Penso alla Rocchetta, una metafisica unica al mondo segnata da un'altissima qualità architettonica. Oggi invece è vissuta come alternativa ad altri angoli». Nei progetti di De Lucchi la corte diventerà l'accesso al Museo delle Arti Decorative, al secondo Museo delle Sculture (che si chiamerà Museo della Memoria della Città), e ai depositi della Pinacoteca, dell'Archivio Storico e della biblioteca Trivulziana, con le relative sale per le mostre. E al Museo della Moda. Ma l'intervento iniziale, con cui fra oltre un anno prenderanno il via i lavori, riguarda il terzo piano del cortile della Rocchetta, dove saranno ridisegnate le sale panoramiche. Quindi seguiranno gli interventi sulla raccolta Bertarelli, con la creazione di spazi per archivi, mostre temporanee e consultazione, e quelli sul torrione del Carmine, dove sarà allestito il Museo della Moneta e della Medaglia. Infine, la Corte Ducale: le sale dei sotterranei saranno ripensate per mostre ed eventi di vario tipo; al piano nobile si interverrà invece sul Museo dei Mobili e sulla Pinacoteca.
Il complesso museologico del Castello, insomma, si mostrerà alle visite con un volto nuovo, arricchito anche nei servizi di utilità: per raggiungere il terzo piano della Rocchetta sarà costruito un nuovo ascensore. L'intenzione di De Lucchi, tuttavia, non è quella di soddisfare soltanto il pubblico pagante. «Oggi l'edificio non è ancora sentito come luogo di intrattenimento - precisa -. La mia idea è farne anche un posto in cui rubare il tempo ai ritmi del quotidiano. Dove si possa stare bene anche senza fare qualcosa di specifico. Penso alla Triennale, dove una buona libreria e un coffee shop ben gestito hanno fatto rinascere una struttura che stava declinando».
Per la fine del 2005, invece, è previsto l'avvio della pavimentazione del Cortile delle Armi, opera che non è curata dallo studio De Lucchi ma che rientra comunque nel disegno comunale di rivalorizzazione del Castello. «Vogliamo farne un centro colto e popolare al tempo stesso», dice Alessandra Mottola Molfino, direttore centrale per la cultura e lo sport al Comune. «Milano non l'aveva, per le arti. Per la scienza, ci sono il Museo Leonardo da Vinci e quello di Storia Naturale. Brera, Poldi Pezzoli e Ambrosiana sono decisamente colti, ma non popolari.
«Faremo del Castello un nuovo salotto per tutti i milanesi»
Per la trasformazione 4 anni di lavoro e 27 milioni di euro. Mottola Molfino: sarà un centro colto e popolare allo stesso tempo
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