nostro inviato a Cosenza
Ore 17.46 del 18 luglio 2001. Francesco Caruso parla con un giornalista a due giorni dal G8. Laria è pesantissima.
Cronista: «Certo, se quelli attaccano prima...».
Caruso: «Non cambia il risultato, significa che dovremo..., significa che dovremo superare prima degli altri i muri, labbiamo preventivato...». A un altro giornalista, Paolo B, dopo le giornate di Genova rivela: «Oggi, tra laltro, cè una dichiarazione di quel delinquente di don Vitaliano (un prete vicino ai no global, ndr) dice che saremo in piazza, sì... ma più cauti. Ma quando mai (risata) noi dobbiamo fare la guerra civile!». Tornando alle ore del G8 di Genova, Caruso si rivolge telefonicamente a un amico, Pietro, a proposito delle tute nere. Poi interviene Casarini. «Cè anche il black bloc qui con noi. Allo stadio Carlini ci sono i black bloc svedesi, inglesi, che vogliono fare come a Goteborg, vogliono fare una cosa assieme, sul livello della disubbidienza». Nella stessa conversazione: «Al Pinelli ci sono cento pazzi» che hanno già saccheggiato un supermercato. Pietro a Casarini: «Luca, è na bomba sto posto». E sempre Casarini a Caruso: «Questa volta non è possibile fare semplicemente un discorso simbolico, bisogna sfondarla sta zona rossa, per cui presuppone tutta una serie di elementi, voglio dire certamente concreti. Insomma, una roba impegnativa per chi ha paura, non per chi ha paura, chi non è abituato (
). Tutti quelli che fanno il blocco si assumono, ognuno di loro, il fatto di reggere con i livelli stabiliti, cioè con la disobbedienza civile fatta a quella maniera lì. E se qualcuno rompe il cazzo, saranno tutti a dirgli: Aho, ascolta, è questo il livello che abbiamo deciso. Punto e fine, giusto no?».
Fra le intercettazioni di quei giorni, anche la conversazione tra Caruso e la fidanzata alle ore 18.45 del 19 luglio. «Le manifestazioni del 19 e 21 saranno tranquille, il 20 succederà il panico, il 20 succede un casino della madonna... scontri... mazzate». Contro Caruso anche alcuni video dove urla al megafono ai manifestanti («la città è grande, ci sono mille vie e ognuno è libero di manifestare come crede») e dove viene immortalato vicino a un camion sul quale due persone, che indossano caschi, distribuiscono bastoni alle tute nere in piazza Municipio.
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