Farina e i farisei

Mancava che i consiglieri milanesi di Forza Italia proponessero Renato Farina per la medaglia d'oro del Comune: un disastro. Io l'amicizia la capisco (Il Domenicale mi ha censurato un articolo su Farina per amicizia nei suoi confronti) e nondimeno capisco l'amicizia che ha spinto un forzista vicino a Comunione e Liberazione (vicino a Farina) a questa trovata che ha lasciato perplessi tanti colleghi suoi. Ma il disastro non è tanto il chiedere onorificenze per chi la gaffe della «difesa dell'Occidente» l'ha già abbandonata da un pezzo, e infatti ha chiesto scusa, ha cercato di patteggiare una pena che però l'ha visto punito con 12 mesi di sospensione. E il disastro non è neppure, o non solo, il prospettare a tanti giornalisti ordinari che per essere premiati e onorati, oggidì, si debba infrangere la legge e farsi pagare dai servizi segreti.

Il disastro è la mancata comprensione del danno che si fa a Farina stesso, bipolarizzato come tutto il resto, scaraventato in politica con ciò peggiorando una caciara che già bastava: l'Ordine regionale che dice una cosa, la Federazione della Stampa un'altra, i linciaggi sui giornali a torto o a ragione, i Gad Lerner che sciacalleggiano, la Procura che infine impugna la sospensione per 12 mesi perché vuole che Farina venga radiato a vita e finisca magari in galera. Farina è colpevole, sta pagando, pagherà. Ma chi alza un'improbabile bandiera si chieda almeno a danno di chi, e dove, rischi di finire l'asta.

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