da Milano
Si difende due volte. In Procura e davanti ai lettori di Libero, il quotidiano di cui è vicedirettore. Renato Farina vive il suo giorno più difficile: prima, per 6 ore, nellufficio del pm Maurizio Romanelli, affiancato dal collega Stefano Civardi, titolare dellindagine sulle schedature Telecom. Poi in redazione per scrivere un pezzo sulla vicenda Abu Omar. Ad inchiodare il giornalista ci sono le ricevute, pare almeno due. Il Sismi pagava la fonte Betulla. E la fonte Betulla dava informazioni, cercava attraverso un ignaro cronista giudiziario di aprire squarci sullindagine dei pm milanesi sul sequestro di Abu Omar. Cinquemila e duemila euro: questi i versamenti trovati nellarchivio di Pio Pompa, lo 007 che teneva i rapporti con la stampa.
Farina non nega quei passaggi di denaro, ma prova a dare una spiegazione plausibile: si tratta di rimborsi spese per viaggi effettuati. La linea difensiva è stata preparata in un conclave con Grazia Volo, lavvocato che difende fra gli altri Cinzia Banelli e Stefano Ricucci. Dunque, Farina accredita la tesi dei rimborsi per gli spostamenti dovuti alla sua attività di intelligence. Nellarticolo rivolto alla platea dei lettori Libero, il vicedirettore tocca invece unaltra corda: la lotta al terrorismo. Il senso è fin troppo chiaro: Farina ha fatto la sua parte nella guerra che lOccidente combatte dopo l11 settembre. Dunque, ha collaborato con il Sismi, ha cercato e dato informazioni ai suoi partner, ha coltivato le fonti in prima linea, ha dialogato con gli 007. Certo, la Procura lha messo sotto inchiesta, il giornale è finito nella tempesta, il collega della giudiziaria Claudio Antonelli si è ritrovato come lui nel registro degli indagati per favoreggiamento, lOrdine dei giornalisti valuterà se letica sia stata stropicciata come un vestito logoro. Tutto vero.
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