Farmaci e benzina, solo favori alle cooperative

Liberalizzazione e concorrenza, due parole magiche che risvegliano desideri antichi e incubi dimenticati. Se si sbandierano solo le parole, però, si finisce col dare corpo agli incubi e rendere evanescenti i sogni dei consumatori. Andiamo con ordine partendo da lontano e precisamente dalla fine degli anni Novanta quando Prodi e Bersani liberalizzarono il mercato elettrico nazionale senza imporre analogo comportamento al resto dell’Europa. L’Enel vendette molte centrali e la conclusione fu che lo Stato francese divenne con la Edison il secondo produttore nazionale di energia elettrica mentre gli spagnoli di Endesa occuparono stabilmente il terzo posto. E le bollette della luce non diminuirono.
Nel decreto Bersani del 2006 si discusse principalmente su due questioni simbolo, quella dei tassisti e quella della vendita di farmaci generici nella grande distribuzione. La prima era una sciocchezza perché un mercato che obbliga a turnare e disciplina il prezzo delle corse a tutela del consumatore-viaggiatore, non può essere liberalizzato. Se lo fosse, si creerebbe una giungla nella quale una corsa dall’aeroporto al centro della città, tanto per fare un esempio, avrebbe un costo diversissimo a seconda dell’ora e senza alcuna garanzia notturna.
Quella dei farmaci generici era ed è una buona iniziativa ma totalmente squilibrata nella sua impostazione. Non si può, infatti, liberalizzare dando alla grande distribuzione la facoltà di vendere di tutto e di più e non offrire, nel caso in esame, alle farmacie ma non solo ad esse analoghe possibilità di vendere altri prodotti. Se il processo di liberalizzazione diventa tale per tutti gli esercizi commerciali, tanto per indicare un settore, la concorrenza prende piede in tutte le «botteghe», piccole e grandi. La direzione di marcia del governo è sembrata invece un’altra. La liberalizzazione dei farmaci generici inizialmente aveva un solo beneficiario, la grande distribuzione e in particolare quella cooperativa mentre le farmacie restavano al palo dei vecchi prodotti. È vero che dopo le proteste i farmacisti hanno ottenuto qualcosa in più, ma c’è stato bisogno di uno scontro durissimo. La stessa cosa sta per capitare ai benzinai. Si dia agli attuali distributori di benzina la possibilità di vendere di tutto e di più, comprese bibite e piccola ristorazione e vedrete come sarà naturale accettare nello spazio di pochi mesi che anche i grandi centri commerciali possano giustamente avere un distributore di gasolio (molti già l’hanno). È questo il vero interesse dei consumatori. Insomma, non si può liberalizzare con una mano e tenere con l’altra fermi interi altri settori.
Liberalizzazione e concorrenza devono essere contestuali a 180 gradi altrimenti una volta si fa l’interesse di aziende pubbliche straniere (Edison ed Endesa) senza avere alcuna reciprocità e un’altra volta si favorisce la grande distribuzione e con essa le benemerite cooperative le cui agevolazioni fiscali peraltro dovrebbero una buona volta avere fine.

Diversamente liberalizzazione e concorrenza saranno distorte da operatori che hanno in esclusiva agevolazioni fiscali che altri non hanno. O queste si tolgono a tutti, o si estendono a tutti. La magia delle parole serve a fare un titolo di giornale ma spesso distribuisce solo illusioni e povertà. Ai consumatori come ai venditori e ai produttori.

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