Il farmacista che volle farsi pittore e scultore informale

Il farmacista che volle farsi  pittore e scultore informale

di Ferruccio Repetti

Lui è così, da sempre: un pittore e scultore riservato fino all’eccesso, fino a nascondersi e a nascondere le proprie opere anche a chi gli sta più vicino. Perché da sempre, lui, è totalmente, visceralmente estraneo alle logiche (tante volte illogiche) del mercato dell’arte oltre che alle lusinghe della comunicazione (che a sua volta può diventare mercantile «a prescindere»). Insomma, è fatto di questa pasta, di questi colori, di queste sfumature artistiche e caratteriali, Franco Bagnasco, l’artista che fino al 3 maggio espone nell’Antico Castello sul Mare di Rapallo, la sua terra d’elezione umana, professionale e in qualche modo anche culturale. E sì, perché Bagnasco, classe 1925, novese d’origine, ha eletto residenza nel Tigullio fin dal 1949 e ne è diventato - suo malgrado, c’è da scommetterci - un personaggio. Noto, affermato e rispettato, certo: lui è «il farmacista», in pieno centro cittadino, prodigo di consigli, pronto ad andare al di là della pillolina e dello sciroppo, cordiale senza affettazioni, serio senza essere serioso. Pochi ne conoscevano invece, fino a qualche anno fa, le doti sul versante della pittura e della scultura. E quei pochi erano gli amici veri, alcuni artisti quotati, altri semplici estimatori, attratti dalle espressioni artistiche di Bagnasco, informali sì, ma tali da coinvolgere anche i non addetti ai lavori, anche tutti coloro che non mangiano quotidianamente pane e gallerie d’arte, atelier e vernissage, cult e stracult che più snob non si potrebbe.
È successo che, se volevi «scoprire» Bagnasco dovevi rassegnarti magari a transitare nell’ufficio genovese di Nicola Manes, il genero assicuratore, che conserva alle pareti alcuni esemplari di quella straordinaria capacità dell’artista di «armonizzare i colori e i materiali più diversi e di disporli all’interno di forme inconsuete, sempre calibrate, coerenti con l’equilibrio compositivo» (come scrive Rosanna Arrighi, coordinatrice per le attività culturali presso l’Antico Castello di Rapallo, nel pieghevole di presentazione della mostra). Eppure, Bagnasco era già stato scoperto in qualche modo, e stimato, tanto per dire, da De Pisis a Sestri Levante a fine anni Trenta, aveva promosso a Rapallo l’iniziativa della «Piazzetta» che raccolse consensi di numerosi protagonisti del panorama artistico e culturale internazionale. E ancora: sempre Bagnasco partecipava a biennali e quadriennali di Torino e Roma, vinceva il primo premio alla manifestazione «Il pittore dell’anno», e veniva gratificato di importanti riconoscimenti a Bari, Marsala, Bergamo, Zoagli. Intanto alcune sue opere - poche, per «colpa» sua! - emigravano all’estero, in particolare in America, in collezioni pubbliche e private... Ma se chiedevi anche ai figli Gabriella e Roberto, la consegna della privacy era inviolabile. Mentre il padre, in compenso, continuava a destreggiarsi fra «reti, legni, piccoli tronchi e radici» che caratterizzavano magistralmente le sue opere, «per creare - è sempre Rosanna Arrighi che parla - quadri che sembrano emergere da insondabili profondità».


Tanto si può verificare, ora, finalmente, in questa personale al Castello, dal titolo «Il colore e il gesto, il segno e l’invisibile» (aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 18,30). Ci sono «Ricordi di guerra», «Autunno», «Il pensiero», «Fuoco emergente», e altri. Acriclico su tela, emozione nel cuore.

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