La crisi morde. Certi atteggiamenti di imprenditori pur ottimisti di natura, di pur concreti confindustrialisti diventano non dico piagnucolosi, ma accentuatamente rivendicativi. Non è il caso di Sergio Dompé (rieletto presidente) che ha aperto ieri lassemblea di Farmindustria, allAquila. E anche la scelta della sede per le assisi parla di ottimismo dellattività.
LAquila - dice Dompé - la sentiamo nostra «perché più di 700 aquilani sono impegnati negli stabilimenti di produzione e nei laboratori sul territorio». E alla «frase» segue «il fatto»: il regalo allUniversità della tensostruttura per 350 persone dove si è tenuta lassemblea. Piazzata di fronte allateneo lesionato dal terremoto, a testimoniare i rapporti con il «sapere» delle imprese farmaceutiche che impiegano più intelligenza di ogni altro comparto: 69.500 addetti, tra i più qualificati nel panorama industriale. Certo anche nella pur anticiclica farmaceutica, alcuni indicatori segnalano una frenata.
Rallentano gli investimenti (che pure resistono) in produzione e ricerca: dal 6% del 2007 al 2 del 2008. In questo senso serve il confronto con governo e Regioni sui prezzi, unico settore di spesa sanitaria sottoposto a «tetto» (non oltre il 16% delle uscite). Farmindustria è consapevole che controllare uscite così pesanti per lo Stato sia strategico. Ma da diversi anni chiede (con successi) che il controllo non trasformi la spesa farmaceutica (in Italia i prezzi dei farmaceutici sono i più bassi) in un Bancomat a cui ricorrere quando cè una stretta. Anche perché motore della farmaceutica è la ricerca dai tempi lunghi. E senza programmazione non si sostiene unattività vitale, capace di catturare investimenti stranieri e mirati anche al Sud. Presto partiranno siti di Novartis (Campania) e Wyeth (Sicilia). Il tocco «Farmindustria» è rivendicare senza «protestare», puntando sulla razionalità. Dintesa con sindacati che, come in tutto il comparto chimico farmaceutico, hanno relazioni industriali molto positive. Che nel «farmaceutico» sarricchiscono di strumenti come «welfarma» per gestire bilateralmente la mobilità nel settore attraverso la formazione.
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