La Farnesina: fiduciosi per italiani rapiti in Nigeria

La Farnesina: fiduciosi per italiani rapiti in Nigeria

Roma - «Fiducia» sulla liberazione di Francesco Arena e Cosma Russo, ormai da tre mesi nelle mani dei ribelli nigeriani del Mend; un appello ai sequestratori dei cinque «turisti» europei (tra i quali l'anglo-italiana Rosanna Piani Moore) rapiti una settimana fa in Etiopia. È in sintesi quanto ha espresso Elisabetta Belloni, responsabile dell'unità di crisi della Farnesina, intervenendo sui due sequestri - oltre a quello di Daniele Mastrogiacomo - al centro in questi giorni dell'attenzione in Italia.

Sul primo fronte, quello dei due tecnici dell'Agip rapiti in Nigeria, si tratta di un sequestro particolarmente lungo: Arena e Russo sono stati rapiti lo scorso 7 dicembre vicino una stazione petrolifera Agip nei pressi di Port Harcourt dalla guerriglia del Movimento per la liberazione del Delta del Niger (Mend), in lotta contro il governo federale nigeriano, reo ai suoi occhi di privare la popolazione locale degli ingenti proventi del petrolio. In un incontro con la stampa, Belloni ha ricordato che c'è «fiducia» sul fatto che si «possa arrivare quanto prima» alla loro liberazione. «Ci sono trattative in corso, in strettissimo raccordo con l'Eni, in un rapporto costruttivo di collaborazione», ha spiegato Belloni, invitando pertanto i media alla «discrezione». Sono - ha precisato - di «trattative difficili, complicate e impegnative, che diverse persone, da prima di Natale, stanno conducendo in loco».

Mistero sui rapiti in Etiopia Continua invece avvolto in un fitto mistero il sequestro dei tre britannici e una francese (oltre a Rosanna Moore), rapiti lo scorso primo marzo nel deserto dell'Afar (al confine tra l'Etiopia e l'Eritrea), tutti dipendenti (o loro familiari) dell'ambasciata britannica ad Addis Abeba. Intervenendo anche su questo rapimento, Belloni ha rivolto un appello ai sequestratori, «affinch‚ comprendano lo spirito con cui questi turisti si sono recati in quella zona» dell'Africa, e «compiano un gesto». Londra, che sta seguendo passo passo la vicenda, da qualche giorno ormai non nasconde la sua crescente apprensione. Il titolare del Foreign Office, Margaret Beckett, ha oggi ribadito di essere «profondamente preoccupata» per la sorte dei cinque. Non è infatti ancora chiaro chi ci sia dietro il sequestro: l'Etiopia aveva accusato truppe eritree - ed è questa la pista principale seguita finora da Londra - ma Asmara ha respinto le accuse.

La stampa britannica, qualche giorno fa, aveva detto che gli investigatori temono qualche milizia islamica legata a Al Qaida, visto che nelle auto dei rapiti non sono stati asportati beni di valore, come avrebbero senz'altro fatto banditi interessati a guadagnare dal sequestro.

Gli investigatori stanno quindi seguendo anche questa pista, senza escludere però quella dei gruppi guerriglieri che puntano all'autonomia della zona desertica dell'Afar, dove vivono circa 1,4 milioni di persone (in gran parte nomadi), area suddivisa tra Etiopia, Eritrea e Gibuti.

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