Come farsi beffe dell’arte concettuale

L’intervista di Erica Fiorentini al poeta visivo anticipatore dell’arte concettuale accompagna il catalogo della mostra che si sta svolgendo nella galleria di via Margutta, dove, tra l’altro, sono esposte cartine con nomi di luoghi resi illeggibili dal bianchetto, in una esibita negazione e insieme salvaguardia dell’identità geografica. Tra i due poli del dato acquisito, come può esserlo un confine o un nome, e della coscienza storica si consuma la distanza tra inconsapevolezza e cultura come risultato di una rinnovata scelta. Isgrò propone opere realizzate tra il 1971 e il 2007, nelle quali le cancellature di parole scritte, praticate sin dal 1964, hanno cambiato significato: allora la contestazione lirica della rigida distinzione tra pittura, scultura, letteratura, l’aveva portato a sperare in un rapporto diretto con la realtà attraverso un nuovo linguaggio; oggi la ribellione è divenuta disillusione rispetto all’efficacia di un messaggio puramente intellettuale. La cancellatura è uno strumento del mestiere, come il pennello, la penna, il colore, e mira a creare una nuova realtà pittorica che sembra prescindere dall’insofferenza per le categorie.

Dal libro sigillato, alla parola negata e perciò messa in salvo, all’immagine tanto focalizzata da approssimarsi all’invisibilità, il gusto del paradosso e dell’irrisione di Isgrò non risparmia nessuno: «Dichiaro di non essere Emilio Isgrò», firma nell’omonima opera qui in mostra. Fino al 21 settembre Galleria Erica Fiorentini Arte Contemporanea, Via Margutta 17, tel. 06.3219968

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