Il fascino discreto del kimono

Tra esposizioni e passerelle torna di moda l'abito Giapponese

La Madama Butterfly di Giacomo Puccini, che ha inaugurato la stagione 2016/17 del Teatro alla Scala di Milano, e la mostra Hokusai, Hiroshige e Utamaro, a Palazzo Reale fino al 29 gennaio 2017, hanno risvegliato l'interesse degli italiani per il Giappone e i suoi kimono.

Al costume nazionale del paese del Sol Levante, infatti, lo store meneghino L'Arabesque dedica l'esposizione Ombra e luce, dove fino al 31 dicembre, accanto a rari e brillanti bijoux, prodotti dal 1920 al 1970 da Chanel e Schiaparelli, per citarne alcuni, fluttuano trenta antichi kimono, appartenuti ad eleganze perdute.

Come il pezzo da cerimonia della tribù Ainu dell'isola Hokkaido (1900), lavorato a intarsio e ricamato a mano, o il kimono in seta del periodo Taisho (1912-1926) conservato al The Art Institute of Chicago, con ricami oro e argento e decorato con l'antica tecnica Shibory.

E a proposito della preziosità dei filati, Tatras ha creato una serie di capispalla in tessuto Nishijin, filato nella provincia di Kyoto e utilizzato da secoli per realizzare i kimono degli imperatori.

Questo speciale broccato in seta e fili in oro e argento, tramato con oltre 20 passaggi, è considerato tesoro nazionale nipponico e oggi, grazie al brand, è indossabile tutti i giorni, da lui e da lei, perché sobrio e comodo nei suoi contrasti materici. Infine, tessuti, ricami e colori soffusi, discreti o esplosivi come il sole del lontano Giappone, si ritrovano nella collezione Kimono di Lebole Gioielli, orecchini, anelli, pendenti e bracciali ricoperti di tessuti antichi acquistati in Giappone.

Le sete sono stese su un'anima di legno leggerissima e quelle degli orecchini sono asimmetriche: a un lobo sta un manichino vestito con kimono; all'altro un ideogramma giapponese che significa luce.

MTiz

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