Controcultura

Il fascino rivoluzionario di un tranquillo weekend di cultura

A Firenze dopo il Covid tre giorni di dibattiti. E l'impressione che la normalità sia una commovente conquista

Il fascino rivoluzionario di un tranquillo weekend di cultura

nostro inviato a Firenze

L a città dei lettori è Firenze. Da Villa Bardini il pubblico può abbracciarne il profilo rinascimentale quasi per intero. Com'è il primo festival letterario, «La città dei lettori» appunto, dopo la quarantena? La gente non manca, nonostante gli ingressi limitati, gli scrittori neppure, gli uffici stampa se li portano in giro, Sandro Veronesi è in tour permanente, Daniele Mencarelli anche, una faticaccia ma, dice il secondo: «Quando scrivevo solo poesie mi mancava il contatto con i lettori». Accontentato.

Venerdì è il giorno degli scrittori vincitori del Premio Strega. Coerentemente si apre con il colpo della strega che costringe il traduttore Sante Bandirali a disertare l'incontro con Marta Palazzesi, premio Strega ragazze e ragazzi. Qualcuno ha detto Strega? Ma certo. Ecco Stefano Petrocchi e Melania Mazzucco, entrambi vestono una stilosa mascherina nera con simbolo dello Strega in rosso.

In un angolo, all'ingresso del parco, si degustano gelati. Accanto ci sono i libri. Più in là uno schermo dove si trasmette l'incontro per chi non ha trovato posto sulla terrazza. Qui si officia anche il rito del firma copie, tutti in coda per farsi autografare il libro dall'autore che ha appena finito di parlare. Arriva Mencarelli, si siede al tavolo ed entra in contatto con un bel po' di lettori catturati dal bellissimo Tutto chiede salvezza (Mondadori). Un romanzo intenso sulla malattia mentale, sull'amicizia e sulla preghiera. Senza concessioni, neppure la tentazione, della lacrima facile. Nel frattempo, Mazzucco racconta il magistrale romanzo L'architettrice (Einaudi), la storia affascinante di Plautilla Bricci, artista del Seicento. Ma anche un viaggio nel Risorgimento tradito, nella peste, nello squallore del potere.

Arriva la sera, Firenze si illumina davanti agli occhi dei convenuti. Tocca a Sandro Veronesi e al suo fortunato romanzo Il colibrì (La nave di Teseo), Premio Strega e successo di vendite. Si trattano temi delicati, dall'eutanasia alla dialettica tra libertà e verità. Quest'ultima è anche chiave di lettura del nostro bizzarro presente. La mascherina serve? Vero. Sono più libero se non la indosso? Falso. Ma oggi la libertà è definita proprio dalla possibilità (normale) di sbagliarsi e nella pretesa (disastrosa) di imporre il proprio errore.

Segue piccolo e gradevole rinfresco in un hotel (ottimo il vodka tonic) sotto Villa Bardini. Gabriele Ametrano, deus ex machina della manifestazione, finalmente si può godere un drink. Anche due. C'è musica ma non si balla. Peccato. Sarà per l'anno prossimo. Già, come saremo l'anno prossimo?

Là sotto c'è l'Arno ed è banale dirlo, per questo lo diciamo: dove si gira la testa c'è qualcosa di meraviglioso, una strada, un palazzo, un ponte. È banale dirlo, per questo lo diciamo: ogni angolo di Firenze ha una storia incredibile da raccontare. È banale dirlo, per questo lo diciamo: anche ogni uomo ha qualcosa di bello e una storia incredibile da raccontare, basta guardare bene, anzi: meglio, e aver voglia di ascoltare. È banale dirlo, per questo lo diciamo: la grande bellezza della «Città dei lettori» consiste nell'esserci, qui e ora, nonostante tutto. Alla fine si è celebrato, grazie alla letteratura, il desiderio di incontrarsi, di guardare meglio, di ascoltare un po' di più. Queste banalità sembravano irraggiungibili nei giorni della solitudine e ancora sembrano precarie nei giorni dell'incertezza.

A volte, la banalità è delicata e commovente.

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