Roma - Nel governo volano gli schiaffi. Il caso delle intercettazioni sul caso Unipo-Bnl alimenta uno scontro all'arma bianca e il ministro della Giustizia Clemente Mastella suggerisce ad Antonio Di Pietro di dimettersi. E nel giorno in cui il capo dello Stato Giorgio Napolitano (intervenendo al Csm) invita i magistrati a "non inserire negli atti processuali atti estranei" e "valutazioni non pertinenti", il segretario dei Ds Piero Fassino lancia un durissimo attacco al Gip di Milano Clementina Forleo: no "a giudizi infondati e senza accertamenti". Il Gip replica: "Rimarrò soggetta, come sempre, solo alla legge".
Insomma, la richiesta di poter utilizzare le intercettazioni telefoniche che riguardano i diessini Fassino, Massimo D'Alema e Nicola Latorre (più tre parlamentari di Forza Italia) nell'inchiesta sulle scalate bancarie dell'estate 2005, infiamma uno scontro a tutto campo. Il segretario della Quercia dedica alla questione la parte conclusiva del suo intervento al Comitato politico del partito: "Alla dottoressa Forleo riconosco il diritto di chiedere al Parlamento l'utilizzo delle intercettazioni. Ma non le riconosco il diritto di precostituire giudizi infondati senza accertamenti. Perché in Italia lo stato di diritto è ancora fondato sulla presunzione di innocenza e non su quella di colpevolezza". Fassino ribadisce la sua estraneità e quella dei vertici dei Ds a qualsiasi "disegno criminoso" e ribadisce appassionato: "Noi siamo gente per bene".
Un sostegno a queste tesi arriva dal segretario dell'Udc. Lorenzo Cesa sottoscrive l'intervento del presidente della Repubblica e denuncia: "Nel caso Forleo sono venute meno le regole di garanzia e si è fatto un ulteriore passo nella direzione della giustizia mediatica, che non tiene conto dei fatti, ma preferisce costruire teoremi". Le polemiche insomma non mancano, la vicenda si arricchisce di ora in ora di nuovi particolari e assume i contorni della classica tempesta politico-giudiziaria. Mentre il Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli avrebbe deciso di acquisire le due ordinanze della Forleo, nei prossimi giorni, forse mercoledì, il Parlamento dovrebbe ricevere i testi delle stesse ordinanze del Gip di Milano. La richiesta della Cassazione segue di pochi giorni l'identica procedura avviata giorni fa anche dal ministro della Giustizia. Che oggi si spinge oltre, con un atto politico pesante.
Mastella, che sottoscrive parola per parola l'intervento di Napolitano, invierà infatti domani una lettera al premier Romano Prodi per chiedergli di decidere sulle interferenze di Di Pietro. Se il ministro delle Infrastrutture, incalza Mastella, ha dei dubbi sulla moralità di alcuni colleghi di governo (leggi D'Alema), allora si deve dimettere. Di Pietro, che già nel pomeriggio aveva sottolineato come gli atti della Forleo siano "del tutto pertinenti", risponde piccato all'eterno nemico: "Non cadrò nel trabocchetto di una sterile polemica Mastella-Di Pietro".
Il leader dell'Italia dei Valori insiste, dice che la legge è uguale per tutti e dunque le Camere devono consentire ai magistrati di fare il loro lavoro: "E' giunto il momento che il Parlamento si assuma la responsabilità politica di dire al Paese se intende mettere la magistratura in condizione di accertare con tutti gli elementi, intercettazioni comprese, eventuali connivenze con i cosiddetti 'furbetti del quartierino' in complesse vicende finanziarie". E Prodi, che solo tre giorni fa ha portato a casa l'accordo con i sindacati sulla riforma delle pensioni, dovrà nuovamente mediare tra i suoi litigiosi ministri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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