Fassino paga la svolta sui Dico Rutelli esulta, Quercia in crisi

Perplessa la Pollastrini: «Il disegno di legge era la soluzione più lineare»

da Roma

Con tutto il rispetto, essere scavalcati a sinistra da Gianfranco Rotondi, segretario di una delle mini-Dc che brulicano nelle praterie centriste, non è impresa da poco. Quasi come essere tacciati di «nuova Dc» da un Cariglia (Nicola non l’indimenticabile leader del Psdi, Antonio). Piero Fassino però è riuscito laddove tanti leader post-comunisti hanno fallito, e dove tanti militanti dei Ds non avrebbero mai pensato di potersi cacciare.
Scaricati i Dico assieme alle ministre Pollastrini e Bindi, il segretario del partito che non c’è più (e non c’è ancora) resta in piena crisi di identità. Anche perché la tesi di cambiare il Codice civile per dare diritti alle coppie di fatto era stato il cavallo di battaglia di Francesco Rutelli durante la scrittura dell’inutile tomo di 281 pagine che racchiude l’inazione di governo. All’epoca, Fassino aveva provato a mantenere la barra dritta, paventando la sollevazione di un partito che era laico. Problema che evidentemente non esiste più, dopo il congresso di scioglimento dei Ds.
Il Partito democratico avrebbe enfatizzato una certa identità di sinistra, ha sostenuto Fassino a Firenze. Chiacchiere. Lo slittamento al centro del «Pd», che era nelle cose, comincia a manifestarsi nei fatti. Un banale invito a nozze per le sinistre che vogliono approfittare dell’incerta natura fassiniana. Il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, non ha dovuto sforzarsi più di tanto nel rilevare che la mano tesa di Fassino agli «anti-Dico» sia il frutto di «una situazione di difficoltà nel costruire l’identità del Pd». E per quanto riguarda quella della sinistra unitaria che si cercherà di costruire, Giordano può dirsi certo che essa sarà «pacifista, antiliberista» e soprattutto «laica, che di questi tempi è una risorsa rara che dobbiamo tenerci ben stretta». Toni più disinvolti utilizza l’europarlamentare pdci Marco Rizzo, che giudica «penoso cedimento culturale» quanto sta avvenendo sui Dico dopo il Family day. «Si mette a repentaglio tutta una storia fatta di difesa e rivendicazione di diritti individuali, si butta a mare una cultura che ha partorito la difesa della lacitià dello Stato e la libertà. Fassino abdica al proprio ruolo...». Vede buio a sinistra, e nel futuro del proprio disegno di legge, anche la ministra Pollastrini. «Quella sui Dico era una proposta equilibrata che nasceva da un confronto interno. A me interessa che quei diritti e quei doveri contenuti nella nostra proposta non vengano elusi, minimizzati e stravolti», ha ribadito. La controproposta di mettere mano al Codice civile sembra a tutti molto più complessa: «Se abbiamo scelto il disegno di legge è stato perché ci è sembrato più lineare e più snello, la modifica del Codice civile comportava un diverso impegno...», ha spiegato la ministra che ha firmato il ddl assieme alla Bindi. Dello stesso avviso il liberalsocialista Cariglia, che invoca di «regalare un Codice civile a Fassino». La difesa più sorprendente arriva dal democristiano Rotondi, convinto che il governo Prodi sia ormai nell’angolo. «Adesso che Fassino archivia i Dico, voglio prendere le difese di Rosy Bindi, perché il testo dei Dico era equilibrato e accettabile anche da parte dei cattolici democratici...».

Se Rutelli ormai può fare il pesce in barile («Sono sicuro che si troverà una soluzione positiva»), Cossiga ha scritto una lunga lettera a Prodi per spronarlo a decidere: «Non puoi permettere che la questione avveleni il mondo politico e lo stesso mondo cattolico italiano e pesi come un macigno sulla vita del governo...». Più che macigno, una pietra tombale.

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