Fassino verso la resa: dobbiamo votare sì se no penseranno male

Quercia con le spalle al muro sul voto per l’autorizzazione. E l’ulivista Manzione attacca: «Per Guzzanti nessuno mosse un dito»

Fassino verso la resa: dobbiamo votare sì  se no  penseranno male

da Roma

Il problema, come dicono i loro alleati della Margherita, è che i Ds «non hanno scelta», che non possono permettersi di «cadere nella trappola berlusconiana» e votare contro l’autorizzazione nei loro confronti chiesta dalla Forleo, loro e Forza Italia soli contro tutti.
Certo non è una scelta facile. E la speranza che nel frattempo, di qui a settembre, qualcosa possa succedere c’è. Si guarda con attenzione a quello che il dalemiano Massimo Brutti definisce «l’isolamento» della gip Forleo, alla possibile azione disciplinare contro il magistrato milanese. E infatti la linea ufficiale è ancora quella del «vedremo»: «Qui al Senato non è ancora arrivato nulla delle carte anticipate a mezzo stampa - sottolinea Brutti - quando ci saranno dovremo leggerle attentamente, e solo dopo si deciderà». Dopo l’estate, anche se «per noi sarebbe stato meglio affrontare la questione prima possibile, per chiudere questo tormentone che continua a riemergere». Un’estate sulla graticola, un tormentone infinito: D’Alema ne ha avuto un assaggio anche ieri, quando durante la sua relazione sulla politica estera dai banchi Cdl di Palazzo Madama gli hanno gridato ironici: «Massimo, facci sognare...».
Ma Piero Fassino ai suoi lo ha già detto: «Dovremo dichiararci a favore dell’autorizzazione, perché altrimenti daremmo l’impressione di avere qualcosa da nascondere». Raccontano in casa ds che il segretario avrebbe voluto accelerare i tempi del beau geste, e che il vicepremier abbia frenato, sottolineando l’«anomalia» del fatto che quell’ordinanza che sta sulla stampa da giorni non sia neppure giunta in Parlamento. Ma anche lui giudica inevitabile che il partito sotto tiro alla fine si schieri per il sì. Dalla stessa Quercia si levano voci prudenti: «Non ci sono ragioni per non avere la massima fiducia nella magistratura, ma i giudizi e le condanne devono arrivare alla fine del processo», dice Veltroni.
«I Ds devono decidere se chiedere loro stessi di concedere l’autorizzazione, e mi pare si vada in questa direzione», prevede il ministro Mastella. Anche perché, ricorda l’ulivista Roberto Manzione, membro della giunta per le autorizzazioni del Senato che si troverà la patata bollente tra le mani, c’è un precedente inesorabile: «I ds si scagliarono contro Paolo Guzzanti per la vicenda delle intercettazioni di Scaramella, e dissero a gran voce che bisognava votare sì all’autorizzazione chiesta dai magistrati. Bene, non ci vedo proprio nulla di diverso: per me Guzzanti non è peggio o meglio di Latorre. Ma per Guzzanti, quando a mezzo stampa vennero diffuse le sue intercettazioni, non ho visto grandi levate di scudi istituzionali né altisonanti lettere congiunte dei presidenti delle Camere». Il senatore della Margherita anticipa che «se devo dare un giudizio politico, dico che non si può che votare a favore», tanto più, sottolinea, che a settembre i casi Unipol e Scaramella saranno probabilmente appaiati nel giudizio della Giunta di cui fa parte. Quanto alla valutazione «tecnica» della vicenda, Manzione invita alla prudenza: «Vorrei dire a tanti miei importanti colleghi di maggioranza, anche in autorevoli posizioni istituzionali, di stare attenti prima di dare giudizi così pesanti sui comportamenti del magistrato e di definirli “esorbitanti”.

Perché la Gip, nell’ordinanza, fa un preciso riferimento alla memoria dei Pm che parla di “concorso” degli indagati, Consorte in testa, con “altri da identificare”. E quella memoria, con la sua “precisazione di incolpazione” sarà allegata alle carte che arriveranno in Parlamento».

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