Fate crescere la maggioranza non le poltrone

In atto manovre grandi o piccole per raggiunge­re un obiettivo importante: l’al­largamento della maggioranza di centrodestra che la scissio­ne finiana ha reso tuttora vin­cente, ma esigua. L'auspicio è che non ingrasserà, nel numero dei suoi componenti, il governo

Per Natale Silvio Berlusconi ha rice­vuto un dono prezioso, la riforma del­l’università targata Mariastella Gel­mini. Possiamo, come cittadini, brin­dare anche noi perché, grazie al cie­lo, questa non è una legge ad perso­nam, è una legge d’interesse pubbli­co che aspetta ancora d’essere com­piutamente definita e messa alla pro­va. Le scomposte proteste di ragaz­zotti aizzati sotto sotto da furbi baro­ni intenti agli ultimi colpi di parento­poli sono servite a rendercela, la leg­ge, ancor più simpatica. In questo cli­ma di divina benevolenza e di uma­na indulgenza oso a mia volta chiedere al Ca­valiere un regalo. Non materia­le - i gioielli spettano di diritto alle signore del Pdl che siedo­n o in Parlamento - ma politico. Sono in atto, a quanto riferisco­no i cosiddetti media, manovre grandi o piccole per raggiunge­re un obiettivo importante: l’al­largamento della maggioranza di centrodestra che la scissio­ne finiana ha reso tuttora vin­cente, ma esigua. L a campagna d’arruolamenti riguarda sia u n certo numero di singoli deputa­ti o senatori, sia formazioni po­litiche come l’Udc di Pier Ferdi­nando Casini. Niente di male: anzi. Se lo sforzo avrà successo e l a legislatura riuscirà a prose­guire il suo percorso fino al tra­guardo del 2013, tanti italiani tireranno un gran sospiro di sol­lievo. Temevano il peggio, os­sia un’Italia in balia delle furie elettorali mentre imperversa una crisi mondiale di prima grandezza, e invece la rivedran­no più o meno come prima. La grinta e capacità del Cavaliere di restare in sella è straordina­ria, da fare invidia ai leggenda­ri fratelli D’Inzeo.

C’è tuttavia un ma. Tra i nota­bili e gli emergenti che si prepa­rano al gran passo, ossia all’in­gresso in casa Berlusconi, ce ne sono sicuramente di disinte­ressati, cui non importa nulla di cariche governative o para­governative, insensibili al fasci­no di ministeri e sottosegreta­riati, non allettati dalla presi­denza d’una inutile Autorità o da una poltrona da manager pubblico. Ma altri, la carne è de­bole, al canto di queste sirene sono senz’altro sensibili. Né io né un gran numero di lettori pretendiamo, sia chiaro, che le mutazioni in atto o in progetto abbiano per protagonisti santi ed eroi. Più facile che abbiano per protagonisti dei navigato­ri. Eppure mi piacerebbe avere la garanzia che, se anche la maggioranza ingrasserà, non ingrasserà, nel numero dei suoi componenti, il governo. Per verità l a garanzia Berlusco­ni l’ha data, anche a Matrix. Tuttavia siamo uomini d i mon­do e sappiamo cosa è accaduto in altri momenti nel Palazzo. La creazione di alleanze, coali­zioni, convergenze è coincisa con un autentico assalto alle poltrone. I nuovi venuti si sono affrettati a presentare il conto e hanno riscosso quanto dovuto. Il triste spettacolo è stato più volte offerto agli italiani dalla Prima Repubblica, e il leader del momento ha dovuto, per ac­contentare tutti, creare mini­steri e viceministeri à gogo, con un ricorso scandaloso a quei dicasteri senza portafo­glio che, peraltro, incidono sul portafoglio dei contribuenti. Ma il trionfo del poltronificio è stato realizzato dall’ultimo ese­cutivo di Romano Prodi, un in­sieme di partiti e partitini male assemblati, avidi, vanitosi, ris­sosi: pseudo intellettuali che a sentirli potevano regolare l’uni­verso, ma se uno affidava loro una drogheria l a facevano falli­re in due settimane. Prodi elar­gì, tutto sommato inutilmente, incarichi e subincarichi, si tro­vò a capeggiare una falange di oltre cento eccellenze. I predi­catori d’austerità scialavano al­legramente. Berlusconi vuol sottrarsi, non n e dubito, a tutto questo. M a dovrà lottare per re­sistere. Il mio parere è che la consistenza attuale del gover­n o sia più che sufficiente. S e h o fatto bene i conti, la somma su­pera la sessantina di unità. Se affermi che alcuni posti sono vacanti, la gente comune non avverte alcun disagio i n propo­sito. Non h o l a certezza che tut­ti i ministeri attuali siano indi­spensabili, e ho la convinzione che bastino e avanzino...

Se si vuole far posto ad una new en­try, si elimini una delle vec­chie. La politica ha bisogno di cure dimagranti, nei compensi e negli organici, non di ricosti­tuenti. C i piace u n governo sta­bile: anche nell’organico. La politica ha i suoi costi, ma ab­biamo già dato.

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