Fatebenefratelli, un centro per bimbi anoressici

Oltre alla perdita di peso un comportamento docile e remissivo può essere il campanello d’allarme: nasconde ansie e pressioni

L’anoressia infantile, nelle sue diverse forme e stadi, è un fenomeno sempre più diffuso, anche per la maggiore sensibilità degli adulti. Campanello d’allarme di una malattia che tradizionalmente riguarda gli adolescenti è l’abbassamento dell’eta media dei malati, che sono bambini. «Un bambino su venti soffre di disturbi alimentari» dichiara Lori Martelli Annovazzi, psicologa e psicoterapeuta infantile.
Proprio per questo l’ospedale Fatebenefratelli ha allo studio un progetto, che dovrebbe partire entro la fine dell’anno, per la creazione di un Centro per la diagnostica e la cura dei disturbi alimentari nei bambini e negli adolescenti, dotato di posti letto per il ricovero e di day hospital. «Due i punti chiave - spiega il primario del reparto di Psichiatria del Fatebenefratelli, Claudio Mencacci - l’approccio multidisciplinare e la diagnostica. Il progetto prevede un’équipe di pediatri, psicologi, neuropsicologi infantili, psichiatri dell’adolescenza e nutrizionisti. L’obiettivo sarà quello di spostare l’attenzione sulla diagnostica, per individuare i sintomi dell’anoressia prima che sia troppo tardi. Negli ultimi anni, infatti - continua Mencacci - ci sono casi sempre più frequenti, con esordi sempre più precoci: se prima l’anoressia colpiva gli adolscenti, adesso riguarda bambini tra i 7 e i 12 anni. Un dato colpisce: mentre nell’adolescenza l’anoressia coinvolge un maschio ogni 10 femmine, nell’infanzia il 25% dei pazienti sono maschi».
Malattia insidiosa, proprio perchè si cela dietro un’apparente assenza di sintomi, perdita del peso a parte. «Alcuni bambini presentano tratti ipocondriaci - spiega il primario - come difficoltà nella digestione, dolori addominali, disturbi che non hanno un corrispettivo patologico. Devono allertare però anche certi comportamenti: bambine docili, remissive, ipercoscienziose a scuola, con rendimento scolastico eccezionale spesso nascondono profonde insicurezze, ansie e pressioni».
«Ricoveriamo venti bambini l’anno per anoressia» dichiara Carlo Lenti, neuropsichiatra infantile e direttore del centro per la cura dei disturbi alimentari dell’ospedale San Paolo. Come funziona il centro? «I pazienti arrivano su segnalazione del pediatra, o per iniziativa della famiglia, allertata dall’evidente perdita di peso del bimbo (4 kg).

Dopo una fase diagnostica in cui si accerta il disturbo - spiega il primario - si passa alla terapia, che dura circa un anno: i bambini incontrano lo psicologo, da soli e con la famiglia, e nei casi più gravi vengono al centro tutti i giorni per l’assistenza ai pasti. Non solo, facciamo anche danzaterapia, per sviluppare l’espressività dei piccoli ricoverati in day hospital. È anche capitato - continua il medico - di inviare i pazienti più gravi ai centri residenziali».

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