Fausto insiste con la linea morbida ma nel partito cresce l’insofferenza

Il protagonismo del Cinese irrita i quadri di Rifondazione: «Alla Quercia le ruspe vanno bene se le manda la sinistra»

Fausto insiste con la linea morbida ma nel partito cresce l’insofferenza

Roberto Scafuri

da Roma

Nessuno lo chiama «il Cileno», ma è chiaro che per Rifondazione il problema ha nome e cognome: Sergio Cofferati. Tanto più che a Bologna il barometro va verso ampie schiarite, che Prodi ha fatto trapelare il suo disappunto nei confronti del sindaco per come ha affrontato la questione, trovandosi d’accordo con Bertinotti: «Legalità e solidarietà vanno tenute assieme». E lo stesso segretario rifondatore ha raccomandato ai suoi di non dare «ulteriore spazio alle strumentalizzazioni anche personali». Così rifiuta di intervenire in risposta a Fassino, richiamandosi a una linea «efficace e democratica» già espressa dal partito. Dove, però, l’insofferenza verso il «già Cinese» è alta. E si sospettano manovre per cercare di erodere il largo consenso ottenuto a sinistra da Bertinotti. Le uscite dell’ex leader del Correntone potrebbero testimoniare la ripresa di una competizione. «Purtroppo - ammette Gennaro Migliore, enfant prodige del gruppo dirigente - temo che una dose di protagonismo del sindaco non sia estranea... È lui che ha mostrato un insano interesse a far diventare nazionale un caso cittadino. Forse gioca partite interne ai Ds, cerca di imporre tempi e linee, dopo essere stato tagliato fuori dalle primarie e da qualsiasi gioco politico. Chi pesta i piedi a Bologna, non siamo noi o la gente che ha manifestato, ma lui... Ed è lui che dovrebbe chiedere scusa».
D’altronde, si ragiona nella sede di Prc in viale del Policlinico, gli sgomberi e il decoro urbano sono problemi che affliggono tutte le grandi città, ma che vengono risolti senza forzature e grancasse. «Bologna è l’unica area dove si predica un’anacronistica “tolleranza zero” che neppure a Milano è più di moda». Guai a insinuare dubbi sull’affidabilità del partito «di lotta e di governo». Franco Giordano, reduce da Bologna, è un fiume in piena: «Inaffidabilità? Ma mi facciano il piacere! Siamo al governo in tanti posti d’Italia... Roma, Bari, Napoli: ovunque le città vengono governate senza i problemi creati da Cofferati. Cos’è che fa tendenza? L’anomalia bolognese o le politiche di coesione sociale e inclusione portate avanti dappertutto? Le soluzioni di Veltroni o le ruspe di Sergio?».
I conflitti, spiegano i rifondatori, «fanno parte della democrazia, non bisogna averne paura». «Bisogna uscire da una certa logica dei Ds, secondo la quale è importante chi fa le cose e non come esse vengono fatte - aggiunge Migliore -. Così se Cofferati usa le ruspe va bene, se lo fa la destra si chiede di fare fronte». Rifondazione all’attacco anche sulla «legalità». «Attenzione - dice Migliore -, è un concetto fuorviante: esistono leggi giuste e leggi ingiuste. Anche per affermare il diritto di sciopero, Cofferati sindacalista dovrebbe ricordarlo, si trasgredivano leggi esistenti. Pure l’apartheid in Sudafrica era una legge... ma la disobbedienza era d’obbligo. Le leggi sono fatte per i più deboli. Oggi la capacità di governo si misura sulla capacità di trovare le soluzioni, non si può risolvere tutto, come a Bologna, spostando di un chilometro la baraccopoli». «E chi le vuole le baraccopoli? - chiede Giordano - Quando c’è da difendere la legalità siamo sempre in prima fila. Contro la mafia, i racket, lo sfruttamento, l’abusivismo edilizio e l’evasione fiscale...

Come mai Cofferati non parla dell’illegalità vera, ma dei lavavetri? Non è l’ordine che determina la sicurezza dei cittadini, casomai la lotta alla povertà e al precariato. E mettersi in sintonia con gli umori regressivi del Paese è pericoloso: come in alcuni Stati Usa vogliamo ripristinare la pena di morte perché lo chiede la gente?».

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