Cinema

Favino, Costanzo, Castellitto. La carica degli italiani al Lido

Sei i film in concorso. Barbera: "Ma non è autarchia". Le anteprime di Besson, Coppola, Polanski e Barbareschi

Favino, Costanzo, Castellitto. La carica degli italiani al Lido

Alberto Barbera è un fiume in piena, un po' come la scia molto colorata del manifesto di Mattotti che proietta la 80a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica verso un futuro radioso. Il direttore artistico, che ha presentato ieri tutti i film uno per uno della prossima edizione (al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2023) ha ancora un anno di mandato mentre il presidente della Biennale Roberto Cicutto è in scadenza e schiva qualsiasi domanda sul proprio futuro. Alla porta bussa il nuovo esecutivo, con in testa il principale finanziatore, il Ministero della cultura, e già si rincorrono i nomi per la nuova presidenza.

Intanto a Venezia si lavora per arginare le conseguenze dello sciopero degli attori a Hollywood che non potranno presentare i loro film alla Mostra. Barbera assicura che «l'impatto sarà molto modesto» ma intanto, per le spietate leggi del marketing, è saltato il film di apertura, Challengers di Luca Guadagnino, ritirato da Amazon che ha mandato una lettere di scuse sì, vabbè... perché l'attrice protagonista Zendaya non avrebbe potuto partecipare. «Non vorrei che alla fine questo sciopero giusto confida Barbera si rivelasse un boomerang per Hollywood».

Giocoforza sono ben sei i film italiani in concorso, un record (non succedeva dal 1982). Ma attenzione a non dire «autarchia» perché Barbera s'infervora: «Le Mostre autarchiche erano quelle del 1939-1941 quando c'erano solo film italiani e tedeschi. Noi abbiamo 54 paesi rappresentati, nessuno ha mai accusato di sciovinismo il Festival di Cannes quando metteva in concorso fino a 8 film francesi».

Che poi non ci sarebbe nulla di male nel sostenere il nostro cinema, lo sta facendo peraltro il Governo con i biglietti per i film italiani e europei a 3,5 euro per riportare il pubblico nelle sale. Caso comunque vuole che ora sarà un grande film patriottico, bellico e maschio, come non se ne facevano da decenni, ad aprire, in concorso, il festival.

Si tratta di Comandante di Edoardo De Angelis sull'eroe di guerra fascista Salvatore Todaro, interpretato da Pierfrancesco Favino, che nel 1940 nell'Atlantico, un anno prima di entrare nella X Flottiglia MAS di La Spezia, al comando del sommergibile Cappellini venne attaccato da una nave mercantile armata belga che riuscì ad affondare portando pure in salvo i 27 nemici naufraghi, i quali si chiedevano sbigottiti perché lo avesse fatto. «Noi siamo italiani, noi queste cose le facciamo», è la risposta che non è detto faccia partire automaticamente l'applauso del pubblico della Mostra poco incline alla retorica patriottica e che un tempo, per colpire Berlusconi, fischiava il logo Medusa (peraltro quest'anno non pervenuto mentre sono 25 i titoli in cui è coinvolta Rai Cinema).

L'idea del salvataggio in mare rimanda direttamente a un film che parla invece dell'oggi e che vede Matteo Garrone girare per la prima volta Io, Capitano fuori dall'Italia seguendo il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che da Dakar si muovono verso l'Europa con le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.

La flottiglia di film italiani si compone anche di Finalmente l'alba di Saverio Costanzo, maxiproduzione internazionale capitanata da Wildside del gruppo Freemantle su una ragazza (Lily James) che, nella Cinecittà degli anni 50, diventa la protagonista di ore per lei memorabili che da ragazza la trasformeranno in donna, e di Lubo di Giorgio Diritti sulla storia dei bambini che in Svizzera, siamo nel 1939, venivano strappati alle famiglie in quanto Jenisch, cioè nomadi sottoposti al programma di rieducazione nazionale.

C'è Pierfrancesco Favino anche nel nuovo film di Stefano Sollima che, con Adagio, torna nella Roma criminale di oggi dove è girato pure Enea di Pietro Castellitto al suo secondo film dopo il folgorante esordio con I predatori presentato tre anni fa nell'altra sezione in concorso Orizzonti. Si tratta di un benvenuto azzardo della Mostra che finalmente punta su un giovane di talento accompagnato nel film da un altro fenomeno, l'esordiente interprete Giorgio Quarzo Guarascio in arte (musicale) Tutti Fenomeni.

Ma la Mostra ha in serbo un numero veramente impressionante di registi internazionali che presenteranno i loro film in anteprima mondiale tra concorso, con Dogman di Luc Besson, Maestro di Bradley Cooper, Priscilla di Sofia Coppola, il violentissimo The Killer di David Fincher, Poor Things di Yorgos Lanthimos, El Conde di Pablo Larraín, Ferrari di Michael Mann, e, fuori concorso, con due registi non graditi in altri festival come Woody Allen che presenta Coup De Chance in francese e Roman Polanski con The Palace.

Ma ci sarà anche Luca Barbareschi, regista e interprete di The Penitent dal suo amato David Mamet, Liliana Cavani, premiata a 90 anni finalmente con il Leone d'Oro alla carriera, con il suo ultimo film, L'ordine del tempo. Per finire ecco il genio degli statunitensi indipendenti come Wes Anderson con un corto di 40 minuti da Roald Dahl, The Wonderful Story of Henry Sugar, William Friedkin con The Caine Mutiny Court-Martial, Harmony Korine con Aggro Dr1ft e Richard Linklater con Hit Man.

Buona visione.

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