La favola degli 883 è il racconto degli eterni anni Novanta

La serie tv di Sky diretta da Sydney Sibilia ricostruisce un'epoca vicina e già "leggendaria". Senza pregiudizi

La favola degli 883 è il racconto degli eterni anni Novanta
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Ci sono storie che partono per caso, poi decollano, poi esplodono, poi si inabissano e infine diventano esempi, paradigmi, copioni per mille altri copioni. Gli 883, insomma. Questa storia ora è diventata Hanno ucciso l'uomo ragno, la serie che da venerdì 11 ottobre sarà in esclusiva su Sky e in streaming su Now. Non era facile per il regista e produttore Sydney Sibilia (che aveva 7 anni quando Mauro Repetto e Max Pezzali esordirono su di un palco) riuscire a trasportare sullo schermo l'atmosfera di quel tempo che è appena trent'anni fa ma, in realtà, sembra lontanissimo, distaccato, quasi fiabesco.

Pavia. Fine anni Ottanta. Max e Mauro si incontrano al liceo, Max è stato bocciato alla maturità e nel nuovo anno scolastico si ritrova Mauro come compagno di banco, due ragazzi molto distinti, uno pacato e quasi nerd ma con il poster dei Ramones in camera, l'altro scatenato e visionario ma con i capelli al vento come Sandy Marton, uniti dalla voglia, anzi dalla fame di musica che si mangia tutto il resto, anche le lezioni dei professori. «Caz.o è il neoguelfismo?» si chiedono all'esame di maturità, senza ricordare che, quando il prof spiegava il neoguelfismo del Gioberti, loro stavano discutendo di «quattro quarti» e «strofe di tre versi». Al pomeriggio, all'uscita da scuola, mentre si ascolta Wake me up before you go-go degli Wham! (che in realtà è del 1984, ossia antecedente), loro battibeccano sulla qualità di Notorius dei Duran Duran. Liti mica da poco.

Con un campionatore e un paio di microfoni Max e Mauro facevano canzoni e cantavano in inglese «nella tavernetta» ed è proprio questo lo spirito di quel tempo, lo zeitgeist tra fine anni Ottanta e inizio Novanta quando stava arrivando il rap, c'erano i new romantics e si allungava il glam rock dei Guns N'Roses con una sventola di energia che poi ciascuno elaborava a modo proprio. Alla loro prima esibizione dal vivo, Pezzali e Repetto non si chiamano ancora 883, non fanno pop ma incontrano Claudio Cecchetto nel backstage di 1, 2, 3 Jovanotti su Italia 1 e si prendono il nome di I Pop. Poi Jovanotti (che effetto vederlo interpretato da un altro attore) li presenterà sul palco con un altro nome, ma fa lo stesso: il risultato è boom! Max canta, Mauro balla, l'effetto convince tutti.

Poco dopo diventeranno 883 come la cilindrata del modello base della popolare motocicletta Sportster della Harley-Davidson. Le moto e i fumetti, due passioni di Max Pezzali ancora adesso che siamo in un'altra epoca, che gli 883 sono passati da giovani promesse a leggende e che chi li seguiva allora, cosa rarissima, ne è ancora innamorato anche se è quasi in pensione. Un successo clamoroso, Hanno ucciso l'uomo ragno, che è «il tormentone» del 1992 e 32 anni dopo, come pochi mesi fa a San Siro con Max Pezzali, fa ancora ballare tutti come se fosse la prima volta. Due dischi, il secondo si intitola Nord sud ovest est e vince il Festivalbar, due Telegatti, vende 1 milione e 350mila copie che valgono decine di milioni di stream oggi. Una favola pop, quella degli 883, arrivata al posto giusto nel momento giusto. Come dice Sydney Sibilia, «Io, che sono di Salerno, da ragazzo non capivo il loro slang del nord ma, da grande, riascoltandolo mi sono accorto che c'era un mondo da raccontare». Ed era veramente così.

Nonostante gli sberleffi della critica, gli 883 arrivarono a bruciapelo in una scena musicale molto provinciale che però, da vera provinciale, adorava i miti stranieri, quelli importati, magari posticci, spesso farlocchi e volatili. Elia Nuzzolo, che interpreta Max Pezzali, annuisce: «Questa storia conferma che vale la pena inseguire i sogni».

Gli 883 portano la periferia della provincia al centro del mondo raccontando ciò che quasi tutti gli adolescenti vivevano, gli amoretti, la scuola marinata, le nottate in bianco, ma delle quali quasi tutti inconsciamente si vergognavano perché comunque all'estero era diverso. Ennò. Gli 883 sono stati la rivincita della provincia e, in un certo senso, anche della nuova italianità adolescente, della cosiddetta Generazione X che oggi magari ha già vissuto tre vite, dirige banche oppure fa il primario ma se ascolta Come mai si ferma e ripensa a come era quando l'ha ascoltata la prima volta. Matteo Oscar Giuggioli, che è nella parte di Mauro Repetto spiega che «i temi di cui parlano gli 883 sono universali, un ragazzo nato nel 2000 si può riconoscere in questa storia».

Una storia che si interrompe quasi all'improvviso, nel pieno del successo, quando Mauro sparisce, vola a Los

Angeles senza dir nulla a nessuno (lo sapevano soltanto i suoi genitori) e ricomincia un'altra vita. Fu l'inizio della fine dei primi 883, ma anche l'inizio di una leggenda che non avrà fine ed è inutile chiedersi Come mai.

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