La favola Se la politica avesse un Boakye

Oggi siamo stati a lungo incerti se piazzare questo articolo nelle pagine dello sport o in quelle della cronaca e della politica. Perchè la favola di Yadom Richmond Boakye, il ragazzo ghanese che a 17 anni ha esordito in serie A e subito segnato - una settimana dopo la sua prima convocazione e la sua prima panchina contro il Siena e trentanove minuti dopo essere entrato in campo a freddo, a causa dell’infortunio di Suazo - è, per l’appunto, una favola bella. Ma è anche una metafora. Partiamo dalla favola, dal calcio. Con un riassunto dei capitoli precedenti. Yadom Richmond Boakye è un ragazzo che un anno e mezzo fa arrivò in Italia quasi per caso. La sua squadra, il Dc United di Accra, doveva giocare un torneo a Montecchio, nel vicentino. Uno di quei tornei da tre partite e poi a casa, utili anche per fare un po’ di turismo. Il problema, e qui è il primo capitolo dell’incredibile storia, è che gli osservatori del Genoa si accorsero subito di lui.

E, al ritorno, sull’aereo che tornava in Ghana, Boakye non c’era più. Restò in Italia, diventando presto uno dei leader del Genoa Primavera: simpatico e allegro negli spogliatoi, efficace in campo, pronto a giocare in vari ruoli e bravo a festeggiare i gol con una (...)

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