FAVOREVOLE ALESSANDRO CAMPI

Roma Alessandro Campi, politologo, docente universitario a Perugia e direttore scientifico di Fare Futuro (fondazione presieduta da Gianfranco Fini), voterà «sì» a tutti e tre i quesiti referendari, giusto?
«Convintamente».
Nessun timore che il referendum - lo dicono i sostenitori del «no» - dia vita a una legge elettorale mussoliniana?
«In molte democrazie compiute ci sono minoranze che si ritrovano a essere maggioranze in Parlamento. Mi pare che in Italia questo sia vissuto come un incubo solo perché colui che prenderebbe il potere si chiama Berlusconi. Purtroppo, la politica di casa nostra ha il vizio di ragionare sui tatticismi e non guardare un palmo oltre il proprio naso».
Si spieghi.
«La classe politica dovrebbe sedersi a un tavolo e cercare una soluzione di prospettiva perseguendo due obiettivi: governabilità e rappresentatività. Una legge elettorale, insomma, che stabilizzi il quadro attuale con quattro o cinque formazioni. Invece, tutti pensano ai loro interessi di bottega e restiamo immobilizzati. Anche per questo bisogna votare il referendum».
Perché possa essere un pungolo alla politica?
«Un’arma di pressione, certo. Un segnale che il Paese vuole cambiare una legge che tutti - compreso chi l’ha scritta - definiscono una porcata. Solo per questa ragione bisognerebbe consegnarla alla storia».
Non sarebbe meglio una riforma fatta dal Parlamento?
«Certo. Ma la politica ha dimostrato di latitare e allora non è strano che ci si aggrappi all’ultima ratio, cioè al referendum. Che chiaramente non può sostituire il lavoro del Parlamento ma lo può certamente sollecitare».
I sostenitori dell’attuale legge fanno notare che alle ultime elezioni ha funzionato benissimo...
«E si scordano di dire che nel 2006 portò solo ingovernabilità. Nel 2008 le cose sono andate bene non per ragioni tecniche ma per le dinamiche politiche che hanno portato all’aggregazione di grandi partiti in due formazioni principali, Pdl e Pd. Dinamiche politiche che sono reversibili».
La Lega invita a non andare alle urne...
«Una propaganda diseducativa. Ci si lamenta della disaffezione alla politica e poi si invita la gente a non votare... ».


E la posizione del Pdl come la giudica?
«Molti esponenti anche di primo piano dicono che andranno a votare “sì” ma non hanno fatto campagna elettorale. Per non indispettire la Lega, insomma, il Pdl ha tenuto una posizione ambigua. D’altra parte, non è la prima volta che la maggioranza si mostra schiacciata sulle istanze del Carroccio».

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