Fazio e Fiorani a giudizio per Antonveneta

Per il processo ai «furbetti» la prima udienza sarà il 23 ottobre: in aula anche Consorte, Sacchetti e Zunino

da Milano

«Guarda, ti darei un bacio in questo momento, sulla fronte». Luglio di tre anni fa. Al telefono, Gianpiero Fiorani e Antonio Fazio. Quel bacio, il numero uno di Bpi voleva darlo al governatore di Bankitalia, che aveva appena autorizzato la scalata dell’istituto lodigiano ad Antonveneta. L’estate dei «furbetti» stava entrando nel vivo. Tre anni dopo, il plotone di finanzieri, immobiliaristi e banchieri che aveva dato l’assalto al sistema del credito italiano esce con le ossa rotte dall’udienza preliminare conclusa ieri nel tribunale di Milano. Il gup Luigi Varanelli, infatti, ha deciso per 20 rinvii a giudizio (18 persone fisiche - e tra questi, spicca proprio il nome di Fazio - e due società) e 64 patteggiamenti.
A PROCESSO
Oltre all’ex numero uno di Palazzo Koch, che risponde del reato di aggiotaggio, sono stati rinviati a giudizio anche Francesco Frasca (ex responsabile della vigilanza di Bankitalia), il senatore di Forza Italia Luigi Grillo (eletto giovedì presidente della commissione Lavori pubblici), l’ex amministratore delegato Banca Popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani, l’ex ad di Unipol, Giovanni Consorte insieme al suo vice Ivano Sacchetti (gli ultimi tre con l’accusa di aggiotaggio e ostacolo agli organismi di vigilanza), e l’immobiliarista Luigi Zunino. La prima udienza si terrà il 23 ottobre davanti alla seconda sezione penale del tribunale di Milano.
I PATTEGGIAMENTI
Sono state 64 le richieste di patteggiamento accolte dal gup Varanelli, 58 persone fisiche e sei società. Escono dal processo, dunque, Stefano Ricucci (condannato a 1 anno), Danilo Coppola (8 mesi), Emilio Gnutti (2 anni e 1 mese). Patteggiamenti parziali, poi, per gli stessi Fiorani (3 anni e 3 mesi per l’accusa di associazione per delinquere, appropriazione indebita e truffa all’erario) e Consorte (10 mesi per appropriazione indebita). Tra le società che hanno definito la pena in udienza preliminare, poi, ci sono la Magiste International, la Garlsson Real Estate, la Fingruppo Holding e la Gp Finanziaria. Un rito alternativo che ha portato in dote un «tesoro» da 340 milioni di euro.
I DIFENSORI
«Pur con tutto il rispetto per la decisione assunta dal gup, siamo profondamente delusi per il rinvio a giudizio». L’avvocato Franco Coppi - legale di Fazio e Frasca - non nasconde l’amarezza. «Siamo convinti dell’assoluta innocenza dei nostri assistiti», una convinzione «confermata da numerosi e decisi elementi di prova già presenti agli atti che documentano la correttezza del loro operato in tutte le fasi della vicenda». Per Andrea Corradino - difensore di Luigi Grillo - è stato invece «il clamore della vicenda ha indurre il giudice a disporre il rinvio a giudizio».
LA POLEMICA
Da Roma, lo stesso Grillo si dice «certo di poter dimostrare, senza ombra di dubbio, la mia completa innocenza». Ma il rinvio a giudizio del senatore del Pdl accende la polemica. E Antonio Di Pietro è la scintilla. «Ancora una volta - attacca il leader dell’Italia dei valori - per assumere incarichi istituzionali bisogna avere problemi con la giustizia». Poi, l’affondo. «Grillo - insiste - chiederà di non avvalersi dell’immunità parlamentare per farsi giudicare, come responsabilità istituzionale vorrebbe? Si potrebbe già scommettere che proprio a quella, invece, farà ricorso». Immediata la replica del senatore del Pdl. «Ancora una volta Di Pietro dimostra di conoscere assai poco le leggi italiane e i principi della nostra Costituzione. Il mio rinvio a giudizio, infatti, non corrisponde ad una condanna.

L’accusa a me rivolta, di concorso morale in aggiotaggio, si scioglierà in dibattimento come neve al sole». E poi, «quanto all’immunità parlamentare, forse, l’onorevole Di Pietro non ricorda che è stata abolita molti anni or sono...».

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