LA FAZIOSITÀ NON PAGA IN REPLICA

Repliche, che passione. Chiusa la collezione autunno-inverno, è tutta una rifrittura, tg (a volte) esclusi. Peccato che, dagli e dagli, si rischi l’effetto boomerang. Sabato sera per esempio sono andati in onda su Canale 5 Il meglio e il peggio della Corrida e su Raiuno Racconti...di notti sul ghiaccio, due saghe del già visto, dove era arduo dividere il loglio dal grano. Quasi in contemporanea, su Raitre Fabio Fazio, a una settimana dalla conclusione, ci mostrava le più succose interviste della stagione di a Che tempo che fa. Ovviamente è un puro caso che tra le decine di faccia a faccia, sia stata (ri)trasmessa quella con Umberto Eco. Di «domenica 5 febbraio», come ha precisato la bionda Filippa Lagerback. Alla quale si è aggiunto lo zelante conduttore per spiegare che l’illustre professor So-Tutto-Io era apparso «in occasione della presentazione del suo libro A passo di gambero». «Naturalmente l’intervista era contestualizzata in quel momento, quando si riferisce al governo, si riferisce al governo precedente», ha puntualizzato ancora. Come dire: occhio che Eco (forse solo omonimo di quel professor Umberto Eco che in caso di vittoria di Berlusconi alle politiche, si riprometteva di fuggire dall’Italia, offrendo tre passaggi in auto ad altrettanti cittadini scontenti) sparerà su Berlusconi, mica su Prodi. Il fatto è che non tutti, compresi i tifosi più accaniti, sanno che la trasmissione di Fazio è finita il 28 maggio e non tutti per godersi il programma preferito accendono la tv allo scoccare dell’ora esatta indicata sul giornale, anche perché gli toccherebbe un’attesa straziante. Quindi chi si sia sintonizzato su Raitre senza aver ascoltato la prudente avvertenza iniziale, sarà sobbalzato sulla poltrona. Basta riascoltare Fazio maliziosamente in azione: «Quando lei parla di populismo mediatico, si riferisce al nostro paese o a una situazione più generalizzata?». Eco la prende alla lontana: «Quando vado all’estero la cosa che più mi colpisce è vedermi fatto segno a tanta affettuosa solidarietà, mi danno le pacche sulle spalle, perché hanno paura che capiti anche a loro». Per arrivare finalmente al nocciolo dopo un perfido parallelo tra Mussolini e il «regime massmediatico, in cui non è necessario instaurare dittature»: «Non si dimentichi che una volta il nostro Presidente del Consiglio...». Non aspettava altro il gongolante Fazio: «Ecco io mi chiedevo chissà a chi sta pensando...». Applausi e risate.

E il giochino del dico e non dico è andato avanti per venti minuti giusti. Anche se molti ritardatari o distratti, a casa, avranno probabilmente equivocato sul vero bersaglio del teatrino. Ben gli sta. A Fazio e alle marchette faziose.

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