Caro Emilio Fede, perché il Tg4 delle 19 comincia sempre alle 18.55?
«Cerco di anticipare gli altri, nel mio caso il Tg3».
Come mai, salvo un’apparizione più o meno mensile di Clemente Mimun, lei è l’unico direttore di Tg a condurre il proprio?
«Tra le tante presunzioni, ho anche quella di saper condurre. Chissà, forse i baffi non giovano alla conduzione».
Come mai il suo Tg è quello meno visto fra i tre Rai e i tre Mediaset?
«Finora non abbiamo trovato il modo di spegnere gli altri. Comunque meglio pochi che male accompagnati».
Il suo Tg è quello che concede più spazio al gentil sesso. Una scelta solo professionale?
«Professionale, di sicuro. Do molta fiducia, nel privato e nel pubblico alle donne. Le giornaliste sono più tenaci, non si arrendono mai».
Però si è fatto scappare una sua pupilla, Francesca Senette. Le capita di guardarla su Raidue quando conduce Italia allo specchio?
«La guardo, la guardo. Anche perché è una giornalista che ho cresciuto io. Lei mi manda spesso messaggi, ha il senso della riconoscenza per tutto quello che le ho insegnato».
Un’altra sua invenzione è quella delle meteorine. Anche se certo sono più attraenti del colonnello Giuliacci, non sono un po’ troppo parenti delle veline?
«Un po’ sì, ma non troppo. Infatti non si conoscono neanche. L’idea è stata copiata da Sky e dal Tg3. Alcuni giornali inglesi mi hanno attribuito il merito di essere passato dai baffi alle tette».
Dalla settimana scorsa Rete4 il sabato tira su il Sipario, un’altra sua creatura. È vero che vuol togliere spazio al gossip?
«Assolutamente vero. Voglio affrontare argomenti importanti, realtà da un punto di vista che l’opinione pubblica non può avere. Stasera mostreremo un parto in diretta e il dramma di chi va all’Ortomercato per sopravvivere. Faccio un po’ rinascere una mia antica creatura, Tv7».
Però va in onda quasi all’una di notte. Chi lo guarda?
«A mezzanotte e trenta per la precisione. Per certi problemi è un orario che va bene. L’altra notte ho guardato Marzullo che intervistava Lidia Ravera. La penombra è momento opportuno di riflessione. La qualità è preferibile alla quantità».
E il Sipario originale, quello che viene trasmesso dopo il Tg4 delle 19?
«Lì gli argomenti sono più leggeri, condotti benissimo da Raffaella Zardo».
Proviamo a dare i voti ai sei Tg nazionali...
«Il Tg1, che ho anche diretto, un convoglio ferroviario, impossibile farlo deragliare. Una tradizione con ottimi servizi. Il Tg2 non lo vedo, non mi incuriosisce. Il Tg3 è il mio diretto concorrente, fazioso quel tanto per poi scegliere il Tg4, che ha una sua credibilità».
Ma lei, direttore, scusi, non si ritiene un po’ fazioso?
«Fazioso io? Assolutamente no. Io dico quello che è alla luce del sole».
Finiamo l’esame dei telegiornali...
«Il Tg5 ha un ottimo direttore: è una corazzata, per merito soprattutto di Enrico Mentana, un Tg generalista che ha tirato per le orecchie anche il Tg1. Infine Studio Aperto, un telegiornale fresco e vivace».
Lei cosa guarda in tv?
«Fino all’altra sera i dibattiti televisivi. Poi ho visto Di Pietro e la Bindi a Porta a porta e ho detto basta».
Proprio come Berlusconi, che da quella sera ha vietato i talk show ai suoi ministri...
«È stata una coincidenza di pensiero. Io dico: Di Pietro lasciatelo parlare da solo. Più lo vedi, più lo eviti. Ma anche Santoro, te lo raccomando, una pernice senza penne. Non si può essere così aggressivi. Molta informazione ma poco ragionata. Meglio i vecchi film su Rete4».
Lei è d’accordo con Fiorello, la tv è tropo vecchia?
«È un problema che mi pongo tutti i giorni. Troppo ripetitiva, ci sono troppi Tg, con titoli tutti uguali. Dobbiamo diversificarci di più».
Tre programmi che lei abolirebbe subito?
«Ribalto la domanda e premio Striscia, Blob e Report».
Guarda caso, due sono trasmissioni dove lei è di casa, come bersaglio...
«Se la satira è intelligente, mi piace».
Quelle sue sfuriate in redazione, puntualmente sbeffeggiate, sono vere al cento per cento?
«Verissime. Come dimostrano le grane con la redazione».
Alcuni suoi collaboratori sembrano davvero spaventati in certi momenti?
«La severità è importante. Non posso accettare sgrammaticature professionali. Non abbiamo nulla da invidiare a nessuno».
Le è mai capitato che qualcuno dei suoi giornalisti le rispondesse male?
«Non glielo consiglio».
Il soprannome che le piace di più?
«Dal nostro ammogliato speciale, mi fa ricordare che sono il marito di una donna straordinaria».
Perché storpia i nomi di chi le è antipatico?
«Non lo faccio apposta. Certi nomi non riesco proprio a ricordarmeli».
Le donne più affascinanti della tv e della politica...
«Ce n’è una del Tg3 che mi piace... Ah, la memoria...».
Tra la Gelmini, la Carfagna e la Prestigiacomo chi inviterebbe a cena?
«Tutte e tre insieme».
Lei è considerato un tombeur de femme, sua moglie non ne è gelosa?
«Mia moglie era gelosa a tempo determinato in passato, ora a tempo indeterminato».
Quale conduttrice vorrebbe nel suo Tg?
«Una di SkyTg24. Il nome però non mi viene...».
Si ritirerà prima lei dalla tv o Berlusconi dalla politica?
«Si ritireranno la politica e la tv prima di noi. Che ce ne andremo in vacanza a Antigua».
Tra le tante cattiverie su di lei, c’è il trasferimento del tifo, unico caso al mondo, dalla Juve al Milan. C’è chi giura che lei molti anni fa fondò un Juventus Club.
«Tutto vero, con qualche imprecisione. Vivevo a Torino e andavo a mangiare alla mensa della polizia, con una spider Fiat, un destino nel nome, e ero tifoso della Juve, tanto è vero che fondai un giornale, non un club, Hurrah Juve!. Poi cominciai a fare l’inviato in Africa. Passarono gli anni, diventai amico di Galliani e quindi milanista. Ma non sono un tifoso viscerale. Amo il bel del calcio».
Un difetto di Berlusconi?
«Nessuno. Anzi uno, è sempre troppo disponibile».
Un difetto di Emilio Fede?
«Mi innamoro continuamente di tutto e di
Lei è stato (o è ancora?) un grande giocatore. Dà più brividi il gioco, l’amore o la politica?
«Non sono più un giocatore. La politica non dà molti fremiti. Il brivido lo dà sempre l’amore».
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