Il giorno prima non voleva interferire con lassessore Claudio Montaldo, il giorno lo ha addirittura smentito. Non è stata una giornata facile, quella di ieri, per il vice presidente della Regione Massimiliano Costa, uomo della Margherita da sempre vicino alla Curia. In mattinata i giornali che gli davano del Ponzio Pilato, chi esplicitamente chi fra le righe. Nel pomeriggio Gianni Plinio il capogruppo di An che definiva «pavido e servile» il suo silenzio. Alla fine, Costa ha deciso di dire la sua sulla fecondazione assistita che sta infiammando i palazzi di Curia e Regione fra piazza Matteotti e piazza De Ferrari.
Così, mentre alla messa di SantAndrea larcivescovo Tarcisio Bertone ribadiva: «Non ho detto che intendo chiudere il reparto di procreazione assistita allospedale Galliera, ma solo che mi crea un problema di coscienza», il numero due di Claudio Burlando apriva la strada alla soluzione del problema auspicata il giorno prima dal suo capogruppo in consiglio regionale, Claudio Gustavino, e da An ieri. Eccola: la fecondazione assistita potrebbe essere spostata dal Galliera per concentrare le risorse al San Martino.
Una posizione contraria a quella espressa da Montaldo, che invece aveva ricordato al cardinale che il Galliera sarà anche della Curia «ma è interamente finanziato dal sistema pubblico». Costa lha messa così: «Credo che né il cardinale né Montaldo vogliano alimentare lo scontro, che non aiuta nessuno». Quindi: «Credo non sia indispensabile che tutti gli ospedali abbiano tutti i reparti: in unottica di buon senso si potrebbero concentrare le risorse nel centro di San Martino, potenziandolo». Di più, Costa vorrebbe «un regolamento regionale per stabilire i criteri di accreditamento dei centri di procreazione assistita, secondo quanto stabilito dalla legge 40». Ma ieri a sparare sulla Curia ci sè messa anche la Cgil, secondo la quale «le affermazioni del cardinale non tengono in nessun conto lalta professionalità e l'impegno del personale addetto al servizio». I medici della Cgil definiscono «irrazionale» la rimessa in discussione del servizio «a soli tre anni dalla sua costituzione» e ribadiscono che il «centro è stato finanziato con denaro pubblico», là dove «lofferta pubblica in questo campo è insufficiente rispetto alle richieste ».
Il marasma arriverà presto anche in consiglio regionale.
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