Economia

Fed senza sorprese: tassi ancora in rialzo ma senza strappi

Nono aumento consecutivo da un quarto di punto: raggiunto il 3,25%. Greenspan: «Continueremo così: l’economia è solida, l’inflazione non preoccupa»

Rodolfo Parietti

da Milano

Più che un appuntamento al buio, i summit della Federal Reserve stanno diventando un evento scontato, senza sorprese. Tanto nella misura delle decisioni di politica monetaria, quanto nell’analisi congiunturale. E così, all’unanimità, gli uomini di Alan Greenspan hanno votato ieri compatti a favore dell’ennesimo rialzo di un quarto di punto dei tassi (dal 3 al 3,25%), il nono consecutivo da quando, nel giugno dello scorso anno, il gran timoniere della banca centrale Usa impartì l’ordine di invertire la rotta. Finito il periodo dell’alleggerimento creditizio anti-recessione, con il costo del denaro schiacciato fino all’1%, cominciava quello delle strette piccole, ma ripetute. Nove in tutto, appunto, che hanno riposizionato i Fed Funds allo stesso livello in cui si trovavano alla metà di settembre del 2001, ovvero nel periodo più critico dopo gli attentati alle Twin Towers.
La filosofia della politica monetaria accomodante, ha ricordato ancora una volta ieri la Fed, accompagnerà anche le prossime mosse sul costo del denaro, destinato dunque a salire ancora in modo graduale. È un messaggio, per certi versi rassicurante per i mercati, che l’istituto di Washington può permettersi di inviare grazie a una situazione economica tutto sommato favorevole. L’America, nonostante il ripetuto surriscaldamento dei prezzi del petrolio, sembra essere finora rimasta immune dal virus dell’inflazione, anche se la Fed mantiene alta la guardia. «Le preoccupazioni sull'andamento dell'inflazione negli Stati Uniti sono ancora presenti, ma le aspettative sulla dinamica dei prezzi al consumo nel lungo termine restano contenute», si legge nel comunicato diffuso al termine della due-giorni del Fomc, il braccio operativo in materia di tassi.
In compenso, la crescita economica si mantiene «solida», e se l’ottimo risultato del primo trimestre, chiuso con un’espansione del 3,8% del Pil (dato rivisto al rialzo mercoledì scorso) verrà confermato anche alla fine di giugno, l’America avrà posto una seria ipoteca per chiudere il 2005 con un passo di sviluppo invidiabile. La stessa Fed ha sottolineato ieri il buon andamento della produttività, accompagnato da continui segnali di ripresa del mercato del lavoro (per oggi è previsto il dato sulla disoccupazione).
Resta ora da vedere con quale ritmo la Fed procederà ai prossimi aggiustamenti sui tassi.

Alcuni analisti ipotizzano ancora una pausa durante il periodo estivo in modo da avere più chiaro il quadro congiunturale; i 22 principali dealer del mercato dei Bond Usa interpellati da Bloomberg, non escludono invece entro l’anno altre tre manovre di Greenspan sul costo del denaro, così da portare i tassi al 4%.

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