Cè chi lo chiama «direttore», chi «Emilio», chi «Fede». Ma cè anche chi, come quelle carogne di Striscia la notizia, lo chiamano «Fido». Ma per tutti, il direttore del Tg4, è comunque un «mito». Nel bene come nel male.
In tanti hanno provato a fare la festa a Emilio Fede. Invano. Ma ieri, la festa (nel senso buono del termine), sono riusciti a fargliela i suoi compagni di lavoro. Loccasione era importante: i primi 20 anni di informazione Mediaset; due decenni durante i quali le news hanno accelerato grazie alle tecnologie, fino al testacoda mediatico del cosiddetto «citizen journalism», il termine con cui si indica la partecipazione interattiva dei lettori.
Alle 16.32, quando Emilio è entrato nella sua redazione, lopen space con le vetrate vista-laghetto di Segrate, si presentava come una sala per veglioni, senza ricchi premi ma impreziosito da cotillon. Sul tavolo del buffet la torta con la scritta «20 anni» e un mazzo di fiori con dedica: «Da tutti i produttori news con grande affetto».
Fede è in versione sportiva: maglione blu, jeans e scarpe da ginnastica bianche. Forse non si aspettava una simile carrambata, però si capisce bene che la sorpresa gli fa piacere. Prende il microfono e ringrazia. Poi abbraccia una delle sue inviate di guerra: «Se ti sei sposata, lo devi a me e a Saddam Hussein...».
Già, la Guerra del Golfo. La prima «quasi» diretta che, venti anni fa, diede inizio allinformazione Mediaset, che allora si chiamava Fininvest. Una rivoluzione nel mondo del giornalismo italiano che costrinse la Rai a crescere, a migliorarsi, a fare i conti ogni giorno con una concorrenza giovane, energica. Di quella nuova creatura dal passo veloce Fede è stato il padre indiscusso, e non ce nè uno - fosse anche il peggior nemico - che possa esimersi dal riconoscerlo.
Nel 1989 è direttore di Videonews, poi di Studio Aperto, che sarà il primo notiziario ad annunciare in diretta linizio della prima Guerra del Golfo nel 1991 (sarà anche il primo ad informare sulla cattura dei due piloti italiani Gianmarco Bellini e Maurizio Cocciolone); nel 1992 fonda il Tg4, che dirige e conduce ancora oggi.
A ricordare larrivo di super Emilio alla corte del Biscione ieri è giunta, in diretta, la telefonata di Adriano Galliani. Una conversazione in viva-voce diventata subito uno show: «Ciao Emilio, auguri/ Ciao Adriano, dove sei?/ Sono con il delegato Uefa, sai la partita di Champions di questa sera.../ Già, Milan-Real Madrid... Ma con noi gioca Kakà?/ Lho visto prima, ma invece della maglia rossonera, aveva una strana maglia bianca...». Risate generali, mentre i milanisti toccano ferro nervosamente.
La platea reclama altri aneddoti e Fede non si sottrae: dal celebre «cazzarola!» sfuggito dalla bocca di un suo inviato, al rimbrotto di Berlusconi per luso di un evidenziatore giallo dal colore troppo sbiadito. Ma se si proseguisse sul terreno delle gag, ci sarebbe da fare le ore piccole: chi non ricorda infatti le sue sfuriate fuori onda? E i battibecchi con Paolini, il disturbatore televisivo? Gli archivi di Blob ne sono pieni.
Ma nel giorno della grande festa, prima dellassalto al buffet, il direttore del Tg4 chiede scusa alle sue «vittime»: «Anche se a volte perdo le staffe e insulto qualcuno, ho per voi un grande affetto.
Solo un attimo di silenzio, ed Emilio ci ripensa: «Col cavolo che lascio...».
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