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Federalismo, verso il taglio delle mini-province: quattro saltano senza appello, 3 sono a rischio

La popolazione delle province non potrà essere inferiore ai 200mila abitanti. Taglio attenuato per le province il cui territorio è per oltre il 50% montano: sopravvivono quelle sopra i 150mila abitanti. Saltano di sicuro: Vercelli, Isernia, Fermo e Vibo Valentia. Primo taglio alle province, ma c'è il trucco

Federalismo, verso il taglio delle mini-province: 
quattro saltano senza appello, 3 sono a rischio

Roma - Arriva il taglio delle mini-province sotto i 200mila abitanti. La commissione Affari costituzionali della Camera ha infatti approvato un emendamento del relatore al ddl sulla Carta delle autonomie, Donato Bruno, che prevede che la popolazione delle province non possa essere in ogni caso inferiore ai 200 mila abitanti. L’emendamento è passato con i voti di Lega e Pdl mentre le opposizioni hanno votato contro.

Tagliate le mini-province Via libera a maggioranza dalla commissione affari costituzionali della camera all’emendamento di donato bruno al ddl con la carta autonomie che prevede, in prospettiva, la soppressione per le province sotto i 200mila abitanti. Il taglio viene attenuato per le province il cui territorio sia per oltre il 50% montano: sopravvivranno quelle sopra i 150mila abitanti. L'emendamento è stato presentato dal relatore, Donato Bruno (Pdl), all’articolo 14 del provvedimento. La misura prevede una delega al governo per la razionalizzazione delle province entro 24 mesi dall’approvazione della legge: nella proposta approvata si introduce tra i criteri direttivi la "soppressione di province in base all’entità della popolazione di riferimento, all’estensione del territorio di ciascuna provincia e al rapporto tra la popolazione e l’estensione del territorio e tenendo conto della peculiarietà dei territori montani".

Le province montane In particolare su quest’ultimo punto è stato approvato un emendamento a firma Beatrice Lorenzin (Pdl) che fissa il tetto dei 150mila abitanti per le province a prevalente territorio montano (oltre il 50 per cento). Mentre, in generale, il tetto per la popolazione non potrà "in ogni caso essere inferiore ai 200mila abitanti". Le funzioni e le risorse umane delle province soppresse andranno alle province contigue della stessa regione. La novità riguarda le regioni a statuto ordinario. Fra i subemendamenti dell’opposizione, tutti respinti, ce n’era uno di Ria (Udc) che includeva le regioni a statuto speciale e un altro, sempre dell’Udc che aboliva tutte le province fino a 500mila abitanti (Pierluigi Mantini preannuncia la sua ripresentazione in aula). Il Pd, spiega Pierluigi Bressa, ha votato contro perché "la norma è incostituzionale" perché non rispetterebbe l’articolo 133 della costituzione. Terminato così l’esame degli emendamenti, è atteso il parere sul ddl delle altre commissioni. Domani la commissione affari costituzionali dovrebbe votare il mandato al relatore.

Le province che saranno tagliate Le province che dovrebbero essere abolite perché al di sotto dei 200 mila abitanti secondo i dati Istat relativi all'anno 2009 sono quattro: Vercelli (180.111 ab.) in Piemonte, Isernia (88.895 ab) in Molise, Fermo (176.488 ab) nelle Marche e Vibo Valentia (167.334 ab) in Calabria. Altre tre province sono ancora in forse perché pur avendo meno di 200 mila abitanti potrebbero non rientrare in quanto al 50 per cento con territorio montano; si tratta della provincia di Biella e Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte, e di Crotone in Calabria.

Il Pd vota contro "La carta delle Autonomie parte male, se questo è il testo voteremo no e faremo una battaglia seria e determinata. È uno svuotamento pesante innanzitutto dello spirito e delle intenzioni dimostrate al varo dei decreti delegati, sui quali il Pd decise di astenersi". Così al termine della riunione della segretaria del Pd Davide Zoggia e Claudio Martini responsabili Enti locali e Politiche del territorio hanno commentato i contenuti della Carta delle Autonomie voluta dal ministro Calderoli. "C’è uno scollamento totale tra carta delle autonomie e federalismo fiscale e anche con la manovra finanziaria - continuano i due esponenti del Pd - ad esempio la riduzione delle province non è realistica, viene da chiedersi perchè si tarda a varare le città metropolitane che consentirebbe di eliminarne subito nove. Il taglio di consiglieri comunali e provinciali, così come è pensato, servirà a ridurre solo la rappresentatività senza reale beneficio per l’erario.

Il governo poi è sordo alla nostra richiesta di tagliare del tutto gli uffici decentrati dei ministeri".

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