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Federer si ferma a 41 Il record di Vilas è salvo

Cade contro Canas a Indian Wells: «Prima o poi doveva accadere»

Massì, diamo la colpa alle vesciche. Cosa ci può essere di più banale delle bolle sotto i piedi per sconfiggere l’Invincibile?. Era metà pomeriggio a Indian Wells quando Roger Federer, per la prima volta dopo 41 incontri, è uscito dal campo per primo: battuto dall’argentino Guillermo Canas per 7-5 6-2. Due set che entrano nella storia perché interrompono la striscia vincente proprio mentre il cannibale svizzero stava mettendo le mani sul record di Guillermo Vilas che per 46 volte di fila ha portato a casa gioco, partita e incontro. Non perdeva, Federer, dal 16 agosto scorso, quando sul cemento di Cincinnati fu messo alle corde e poi battuto da un ragazzino tutto riccioli e brufoli destinato a fare molta strada, lo scozzese Andy Murray. Quella sconfitta aprì uno squarcio di sereno tra gli avversari di Federer: «Hai visto mai che il Mostro è battibile?», si erano passati la voce. Lui non fece una piega, li lasciò parlare e li mise in fila tutti vincendo l’ultimo torneo dello Slam 2006, gli Us Open. Così anche ieri, dopo aver stretto la mano a Canas (uno con la faccia uguale a Camoranesi), non ha fatto una piega. «Prima o poi doveva accadere. Ho perso ed è finita un’incredibile striscia di vittorie. Non è una tragedia». Che più o meno è quello che disse lo svedese Ingemar Stenmark, quando perse il primo gigante dopo averne vinti 14 di seguito. O quello che deve aver detto l’americano Edwin Moses alla 107ª sfida sui 400 ostacoli, la prima che non vinceva dopo aver mostrato la schiena agli avversari per dieci anni (dall’87 al ’97) e 106 volte di fila. Ed è quello che dirà il nuotatore australiano Grant Hackett il giorno che un pesce riuscirà a stargli davanti nei 1500 metri, suo incontrastato regno dal 1997. Rocky Marciano invece il problema lo aggirò: tre anni sul ring da campione del mondo, dal ’52 al ’55, e 49 vittorie consecutive. Dopo l’ultima, uscì dalla cronaca per accomodarsi nella Storia.
Federer di record ne ha già una discreta collezione. Giusto venti giorni fa ha superato Jimmy Connors nelle settimane da numero uno: era di 160 consecutive il primato di Jimbo, lui ha infilato la numero 161 e visto il vantaggio di punti che ha su Nadal chissà quando finirà. Non solo: sette finali consecutive nei tornei del Grande Slam l’hanno innalzato fino al record di Jack Crawford, vecchio di 73 anni.
Con Canas (numero 60 del ranking) rientrato quest’anno in circuito dopo una squalifica di diciotto mesi per doping, Federer aveva cominciato nel solito modo: raggiungere la forma (e la finale) giocando, è il suo schema preferito. Due set point sprecati quasi per inedia e poi si è spenta la luce. Un paio di medicazioni per le vesciche, trentanove errori contro 35 punti vincenti, la statistica da segnare. Un’ora e 44 minuti per finire sotto la doccia. Canas, l’undicesimo giocatore a battere Federer da quando lo svizzero è numero uno del mondo, si è stropicciato gli occhi: «Mi sono divertito molto. Come ho fatto a batterlo? Non lo so nemmeno io».
Allibito l’argentino. Come i tifosi di Federer. Oltre trecento messaggi sul suo sito, «sei il migliore anche quando perdi», gli dicono dalla Germania, «sono triste per la tua sconfitta e per il record mancato» lo consolano dall’Argentina. Lui pensa già a Key Biscane, la prossima conquista. Peter Lundgren, suo primo allenatore, disse di lui agli amici: «Vedete quel ragazzo? Non bisogna farlo annoiare, altrimenti lo perdiamo».

Dopo 41 vittorie, Federer ha deciso di divertirsi.

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