Barbara Ricci è bella e femminile, ma ha un motto: «Al lavoro si va vestiti da lavoro». Perché - spiega la presidente di Sportwide, agenzia di marketing sportivo che ha fondato dopo anni di attività nellambito del marketing e della comunicazione (in FiatAuto, Juventus, F.C. Internazionale e Lega calcio) - «soprattutto per le donne è facile sbagliare, e lanciare messaggi sbagliati».
Labbigliamento è così determinante?
«Assolutamente sì. è poco credibile, piuttosto, chi sostiene che laspetto non conti: perché è ciò in base a cui tutti, almeno a prima vista, giudichiamo gli altri».
È qualcosa a cui ha sempre prestato attenzione, fin dallinizio della carriera?
«Certo, anche perché non ho mai pensato che fosse separato dal comportamento o dal contenuto: è una parte del tutto, da tenere sempre in considerazione».
Come bisogna regolarsi?
«Dipende dal luogo di lavoro: nellambito della moda è ammessa una certa stravaganza, in unazienda no. Il fatto è che, una volta, cera la divisa: labito era un problema per pochi. Oggi non è così e, soprattutto, esistono molti codici di abbigliamento: può sembrare che siamo più liberi ma, in realtà, non è così».
Fa sempre caso a come si veste una ragazza che deve assumere?
«Certo: preferisco una poco appariscente ma ben vestita, che una scoperta che, magari, attira qualche critica».
Laspetto è più importante per le donne, quindi?
«Sì, perché è facile concedersi una scollatura o un tacco non previsti e, poi, ricevere sguardi malevoli o maliziosi. E non è giusto: soprattutto se una ha qualcosa da dire. Meglio il classico pantalone nero con la camicia, anche se non è tanto divertente: ma la creatività è per le serate con gli amici.
Labito aiuta la carriera?
«Di sicuro non basta per farti avere successo. Però, se sbagli abbigliamento, può essere un ostacolo».
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