Fenomenologia degli sfascisti

In disaccordo su tutto. Congiurano contro Berlusconi ma si dicono pronti a votare il Silvio bis. Parlano di legalità e rispetto delle istituzioni ma sono i primi a calpestarli. E ora, dopo aver tradito, danno dei traditori a chi fa come loro

Quando gli dei vo­gliono punire gli uomini esau­discono i loro desideri. Qualcosa del genere deve essere capi­tato ai finiani. Volevano un partito? Ce l’hanno. Volevano il futuro? Sta arrivando. Volevano una mozione di sfiducia contro Berlusconi? Ec­cole, ce ne sono addirit­tura due, in calendario il 14 dicembre. La disgra­zia è che sono tutti im­pazziti. Non riescono a sostenere il peso delle loro preghiere.

Hanno lasciato il Pdl convinti che bastasse battere tutti insieme i piedi per mettere a soq­quadro il mondo. Un at­timo­dopo si sono accor­ti che ognuno sta batten­do il tempo per conto suo. Moffa saltella cau­to e lento, Bocchino a de­stra e sinistra, Granata come un invasato conti­nua a urlare «più forte, più forte», Barbareschi da primo attore sbraita: la scena è mia.

Insomma, si stanno tutti sulle scatole. L’uni­co sentimento che li tie­ne insieme è la guerri­glia nichilista. Sfascia­mo tutto, ma giorno per giorno. Quello che resta di futuro e libertà è la scritta Fini e un simbolo che ricorda la scatola del formaggino Mio. E la paura. Tutti lì dentro sanno che se si va a vota­re adesso sono rovinati. Il bluff non è riuscito. Berlusconi invece di al­zarsi dal tavolo è andato a vedere le carte. Il para­dosso è che ora accusa­n­o la maggioranza di so­stenersi con i voti di «parlamentari non doc», eletti con un altro schieramento. I tradito­ri si lamentano dei tradi­tori.

Formiche nel panico. Ogni giorno c’è qualcu­no che dice «andiamo lì» e subito un altro ri­sponde «no, no, dall’al­tra parte». Bersani e Ca­sini stramazzano, ubria­cati dalla politica dello stop and go. E Fini? Fini cerca di convincere gli italiani che la sua dop­pia parte in commedia sia normale. Fa l’uomo delle istituzioni e il parti­giano, il presidente del­la Camera e il capo del­l’opposizione, il media­tore e il ribaltonista. Sve­la i piani di Napolitano: «So come andrà a fini­re ». Ma perfino la parte del congiurato gli viene male. Quando a Monte­citorio incontra i depu­tati in bilico sulla sfidu­cia lo fa per tenersi ag­giornato o per convin­cerli? Fa il presidente o il segretario? La beffa è che poi si cambia d’abi­to e dice con tono solen­ne: «C’è pressione inde­bita sui deputati ». Di chi onorevole Fini? Di Ber­lusconi naturalmente.

Il sospetto è che con tutte queste maschere stia smarrendo la tra­ma. La stessa cosa acca­de nel partito. Le colom­be sono convinte che il capo abbia le piume bianche, i falchi giura­no che sono nere. Gli in­decisi vanno in giro con la maglia della Juven­tus. La conseguenza è che ognuno si sente le­gittimato a parlare con il Pdl nel nome del Fli. Bocchino va da Berlu­sconi e tratta il post 14 dicembre. Ma vuole che il Cavaliere faccia finta di dimettersi. Moffa di­ce che non serve neppu­re fare finta. Tutti fanno finta di non capire. Sfi­ducia sì, sfiducia no, sfi­ducia boh. Basta.

Perfi­no i veterani del Transa­tl­antico si rifiutano di se­guire i ghirigori finiani. C’è da impazzire.La sce­na la chiude Barbare­schi: «Si va alla sfiducia, pazzo chi ci ripensa». Appunto. Sono pazzi questi finiani.

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