Fermata la cugina di Sara: «Concorso in omicidio»

TarantoAlle 5,30 del mattino Cosima Misseri entra nella stanza della figlia. «Sabrina, svegliati, ci sono i carabinieri», le dice. Poco dopo la ragazza si infila nella macchina degli investigatori col cappuccio di una felpa nera calato sul volto. L’auto schizza via verso la caserma di Manduria, comincia l’interrogatorio e lei, la cugina di Sara e la figlia di Michele Misseri, viene iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di occultamento di cadavere. Poi, in serata, l’ennesima svolta: Sabrina viene fermata con l’accusa di concorso in omicidio.
Non sembra dunque esserci una fine nell’inchiesta sulla tragica morte della quindicenne di Avetrana, dove anche ieri per tutta la giornata si sono inseguite voci e ipotesi, indiscrezioni e smentite. Fino a quando, al termine di una mattinata di ispezioni e sopralluoghi, le indagini hanno preso una direzione ben precisa.
L’interrogatorio di Sabrina è cominciato alle cinque del pomeriggio ed è andato avanti sei ore. Prima di essere ascoltata dagli inquirenti la ragazza ha avuto il tempo di telefonare alla sorella, Valentina: l’ha rassicurata, ha detto di non aver visto suo padre, ha precisato che non era necessaria la presenza dell’avvocato. E invece nelle ore successive tutto è cambiato e la sua posizione si è aggravata: da persona informata dei fatti è diventata prima indagata e poi complice di omicidio e sequestro di persona. A far cambiare idea agli inquirenti le molte contraddizioni nella ricostruzione del padre. Sabrina, però, continua a negare tutto.
Nella caserma di Manduria, una manciata di chilometri da Avetrana, è arrivato il procuratore del tribunale di Taranto, Franco Sebastio, che subito il fermo di Michele Misseri aveva detto che «c’erano ulteriori elementi da approfondire». E così è stato. Le indagini sono andate avanti, e sono ormai approdate a una fase decisiva.
I carabinieri hanno accompagnato l’assassino nel garage della morte, quella specie di cantina che sprofonda sotto il livello stradale oltre un grande cancello marrone. È stata eseguita un’ispezione dagli esperti del Ris, che hanno controllato anche l’auto di Misseri, una Seat Marbella rossa che l’agricoltore avrebbe usato per trasportare il cadavere di Sara; nel garage, insieme allo zio assassino, è stata ricostruita la dinamica e sono state cronometrate le fasi dell’omicidio. Poi si sono tutti spostati tra Erchie e San Pancrazio Salentino, un labirinto di ulivi attraversato da viottoli polverosi e lucidi muretti a secco, nel terreno dove c’è la cisterna della morte utilizzata per nascondere il corpo senza vita di Sara.
Gli investigatori hanno compiuto altre ispezioni, sono stati raccolti elementi utili per le indagini. E alla fine Michele Misseri è stato riportato in carcere mentre più tardi, nel pomeriggio, è cominciato il lungo, drammatico interrogatorio di Sabrina.
Appena la notizia ha cominciato a trapelare per le strade di Avetrana, dinanzi alla caserma dei carabinieri di Manduria si sono radunate decine di persone: tra loro anche famiglie, genitori con i bambini in braccio, curiosi in attesa dell’ennesima svolta mentre all’interno, al primo piano, Sabrina cominciava a rispondere alle domande degli inquirenti. La cugina del cuore di Sara è stata iscritta nel registro degli indagati, subito dopo è arrivato il suo avvocato, Vito Russo. E nel corso delle ore, mentre sul paese si abbatteva un nubifragio, nuovi importanti tasselli si sono aggiunti a un mosaico investigativo complicato in cui figurano anche intercettazioni ambientali che avrebbero avuto un peso importante.
Sabrina è stata ascoltata più volte nel corso delle indagini.

Ma la sua versione non ha convinto: perché in contrasto con quanto riferito dall’amica Mariangela, che quel giorno doveva andare al mare con lei e la quindicenne, e perché non combacia con le dichiarazioni del padre. Troppi dubbi sugli orari, troppi lati oscuri su quella mattina del 26 agosto, quando s’è perso il destino di Sara.

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